Sergio Cofferati, ex segretario Cgil, oggi è in piazza «con il cuore» anche se «il cuore non me lo consente», scherza su un piccolo problema cardiaco che consiglia riposo. Sulla doppia beffa della reintroduzione dei voucher e del voto prima del corteo Cgil dà un giudizio duro: «Abbiamo un governo che va a cercarsi oppositori con pazienza e determinazione. C’è di più: nelle relazioni con il sindacato la forma è sostanza».

Vuol dire che Gentiloni è come Renzi?

Se non peggio nell’intenzione di isolare i corpi intermedi, considerati irrilevanti e fastidiosi. La cosa è ancora più grave per lo stato dei partiti di oggi, più deboli di quelli che negli anni 90 accettarono la concertazione. Questo peggiora la frantumazione della rappresentanza.

Nel ’93 non tutti i partiti accettarono la concertazione. Non Rifondazione comunista, la madre dei partiti dell’attuale sinistra, la sua attuale area.

Vero, ma ha sempre esplicitato la contrarietà senza andare oltre. Proseguo il ragionamento: la conseguenza di questa situazione è il conflitto.

Che non si vede un granché.

Non ancora ma rischia di crescere soprattutto in quella parte di rappresentanza che non è abituata ai rapporti tradizionali. Come i trasporti. E i settori che interferiscono con il lavoro e la vita delle persone. Questo è un danno. Basta guardare a quel che succede in Francia.

Il conflitto è un danno?

In qualunque società moderna c’è conflitto, è naturale. Il punto è condurlo su binari che consentano l’esercizio del diritto di sciopero nel rispetto dei diritti fondamentali dell’utenza. Questo presuppone il confronto preventivo e il rispetto della legge. Ma la legge da sola senza un confronto è insufficiente.

Intanto sui voucher la vicenda è chiusa.

Non credo. Il ricorso alla Corte potrebbe riaprirla. E in ogni caso non è chiusa: si tratta di uno strumento che enfatizza il lavoro nero destinato a produrre tensioni e disaffezioni verso la politica.

E a questo passaggio le sinistre hanno votato in maniera differente: Si chi ha votato no, Mdp è uscito dall’aula.

Quest’ultimo è un errore. È il prolungamento di un’agonia e una contraddizione.

Fosse stato senatore, avrebbe fatto cadere il governo?

Non sarebbe caduto. E comunque un pezzo di Campo progressista ha votato sì.

Smentito da Pisapia però.

E allora hanno qualche contraddizione di troppo. Se aderisci a una manifestazione come questa devi aderire anche ai suoi contenuti. Per questo dico che parlare di centrosinistra largo o stretto non vuol dire nulla: è il merito che fa la differenza. I voucher vanno bene sì o no? Se no bisogna non votarli e contrastare l’esecutivo che li reintroduce. Crescono i licenziati senza una ragione, perché il contratto a tempo indeterminato non c’è più e con il contratto a tutele crescenti ti possono licenziare quando vogliono. Il jobs act è una priorità? Facciamola finta con le formulette politiciste e discutiamo di merito.

Però tenere in vita o far cadere un governo fa la differenza. Non conviene rassegnarvi alle differenze e presentarvi per liste omogenee?

Prima vediamo se c’è una mediazione ragionevole. Se no ognuno per la sua strada.

Lei, uscito dal Pd dopo le primarie in Liguria, rifarebbe le primarie con il Pd?

Eviterei accuratamente perché rappresenterebbero un riavvicinamento all’area da cui prendiamo le distanze. Ma ripeto, parliamo di merito: Pisapia è per l’abolizione dei voucher? Il Pd li ha rimessi.

Anche nella sinistra le differenze non mancano. Sull’Europa lei stesso è in dissenso con Sinistra Italiana.

Certo. Ed è un tema costitutivo. L’Europa così com’è è destinato a una fine ingloriosa ma è indispensabile avere istituzioni europee. Bisogna trasferire sovranità dagli stati all’Unione riscrivendo i trattati, che sono un impedimento alla realizzazione dell’Europa. Pochi mesi fa il parlamento europeo ha votato di recuperare il fiscal compact nell’ordinamento. Per me cancellare il fiscal compact è una priorità. Ma il ritorno agli stati membri sarebbe una follia. Anche di questo dobbiamo discutere.

Ancora a proposito di sinistre divise: nella sua Genova si va al ballottaggio. Anche per lei centrosinistra e centrodestra pari sono, come ha detto il suo candidato Putti?

A Genova al ballottaggio va un’area progressista piena di contraddizioni e una destra conservatrice molto coesa che, se vincesse, farebbe somma con la Regione che già governa. Io penso che sia giusto votare Crivello, il candidato progressista. Al primo turno ho votato Putti e ora lui dovrà fare un’opposizione rigorosa. Ma sarà più proficua se dall’altra parte avrà come interlocutore un progressista.