Eddie Mannix, come il signor Wolf di Pulp Fiction, per vivere risolve problemi. Ma non quelli dell’ambiente malavitoso della Los Angeles anni ’90, bensì le trame incredibili e surreali legate alla Hollywood anni ’50, riportata in vita «con affetto» – dice Joel Coen – nell’ultima commedia dei fratelli americani che apre la Berlinale: Ave, Cesare! , con protagonista Josh Brolin.

«Ci interessava raccontare la figura di quest’uomo che fa sparire i problemi», osserva ancora Joel Coen: è stato questo il punto di partenza di un film che rende ironico omaggio a un mondo scomparso da tempo. Mannix, infatti, è veramente esistito – anche se «nella realtà era molto diverso dal personaggio interpretato da Josh» – così come i problemi che risolve hanno un’eco negli scandali scoppiati o nascosti sotto il tappeto nella Hollywood di allora.

Come quello di DeeAnna Moran (Scarlett Johansson) attrice dalla vivace vita sentimentale che resta incinta e , essendo single, deve fingere di adottare il suo stesso figlio. «Pare che a Loretta Young sia successo davvero», dice Joel, che pure sostiene di non aver pensato a nessun pettegolezzo in particolare per la parte in cui Eddie Mannix deve celare l’ambigua natura dei rapporti tra il regista Laurence Laurentz (interpretato da Ralph Fiennes) e le star «macho» Burt Gurney (Channing Tatum) e Baird Whitlock.

E proprio Whitlock, la star più famosa di tutte interpretata non a caso da George Clooney, dá a Mannix il più grande dei problemi scomparendo dal set di Ave, Cesare!, kolossal in produzione sulla vita di Cristo. A peggiorare la situazione ci sono le sorelle Thora e Thessaly Thacker , interpretate entrambe da Tilda Swinton, che fanno le giornaliste scandalistiche in costante competizione tra loro e stanno col fiato sul collo di Mannix con la minaccia di far scoppiare dei gran polveroni. Il riferimento è qui alle columnist di gossip Hedda Hopper – ex attrice fallita del muto – e Louella Parsons, tanto più che Tilda Swinton racconta di come, lavorando al background dei suoi personaggi, le ha immaginate «figlie di una madre assetata di fama, che le ha messe su un palco fin da piccole.

Ma non hanno mai conquistato il successo, per questo sono così inacidite». Attraverso trame e sottotrame degne proprio di un film noir d’epoca, Ave, Cesare! ripercorre così tutti i retroscena e i generi degli Studios: dal musical al melò passando per il kolossal e i western girati in esterni. «È una visione romantica – spiega ancora Joel Coen – di quella fabbrica, quella macchina disegnata meravigliosamente che produceva film».

Alla conferenza stampa tenutasi ieri a Berlino per la presentazione di Ave, Cesare! fa però irruzione anche il tragico presente: la partecipazione di George Clooney, da sempre impegnato nei diritti umani, solleva infatti la richiesta di esprimersi, a maggior ragione in Germania, sul tema dei rifugiati.

«I discorsi e i progetti da portare avanti non riguardano ovviamente solo la comunità cinematografica – osserva la cinquantacinquenne star hollywoodiana- che ha lo svantaggio di reagire agli avvenimenti piuttosto che condurre il gioco. Trovo più che altro che la tragedia dei profughi non sia raccontata abbastanza dai media, almeno per quanto riguarda il nostro paese: stiamo attraversando un periodo fortemente politico per cui non si parla di molte cose che succedono nel resto del mondo. Anche per questo domani mi incontrerò con Angela Merkel, con cui discuteremo di tutto ciò che possiamo fare per aiutare a migliorare questa situazione».