Scandali di corruzione che hanno coinvolto sinistra e destra, disoccupazione crescente e diffusione del sentimento dell’impotenza della politica, banalizzazione delle idee di estrema destra. Da questo cocktail esplosivo è nato il risultato della legislativa suppletiva di domenica nella terza circoscrizione del Lot-et-Garonne, regione tradizionalmente di sinistra, dove l’ex ministro del bilancio Jérôme Cahuzac, travolto dallo scandalo del conto nascosto in Svizzera e a Singapore, era stato eletto al primo turno nel 2008 con il 60% dei suffragi: al ballottaggio tra un candidato dell’Ump e uno – giovanissimo – del Fronte nazionale, ha certo vinto il neo-gollista Jean-Louis Costes, ma solo con il 53,7% dei voti, malgrado l’appello del Ps al “fronte repubblicano” per bloccare l’estrema destra, mentre il frontista Etienne Bousquet-Cassagne, 23 anni (46,2%), tra i due turni ha aumentato il risultato di 7mila voti (venti punti in più). Tra i due turni è anche diminuita l’astensione (ha votato il 52% contro il 45% il 16 giugno): la maggior partecipazione al voto dimostra sia che c’è stata una mobilitazione anti-Fronte nazionale, ma anche che l’estrema destra ha delle riserve di voti in caso di ballottaggio.

Il Fronte nazionale parla di “sconfitta elettorale ma vittoria ideologica”. La sinistra è in grande imbarazzo. A poco più di un anno dall’elezione di Hollande all’Eliseo, quella del Lot-et-Garonne è l’ottava sconfitta consecutiva del Ps (e della sinistra) a un’elezione parziale. Il Ps al potere perde pezzi, ma non è il Front de Gauche (e neppure i Verdi) a guadagnarci. Anche la destra è in difficoltà, divisa sulla scelta della strategia per limitare la fuga deli elettori verso il Fronte nazionale. Tra l’altro, due settimane dopo l’uccisione del giovane antifascista Clément Méric a Parigi da parte di violenti di estrema destra, il Fronte nazionale “banalizzato” di Marine Le Pen mostra di non patire le conseguenze delle derive dei gruppuscoli.

La sera del primo turno, il 16 giugno, che aveva decretato l’eliminazione del candidato socialista in una terra tradizionalmente di sinistra (11 anni dopo il trauma del 21 aprile 2002, con l’eliminazione di Jospin al ballottaggio delle presidenziali), François Hollande aveva giustificato la sconfitta come “conseguenza dell’affaire Cahuzac”, il ministro che aveva nascosto i soldi all’estero e che era stato costretto a dimettersi anche da deputato (di cui la suppletiva). Domenica, il ministro del Rilancio produttivo, Arnaud Montebourg, ha scatenato una polemica europea accusando il presidente della Commissione, José Manuel Barroso, di essere “il carburante del Fn” (e “di Beppe Grillo”), attraverso la “pressione considerevole” esercitata “su dei governi democraticamente eletti che non possono fare delle politiche sensibilmente diverse da quelle dei loro predecessori”. Per Montebourg, qualunque cosa votino i cittadini, l’Ue è “immobile, paralitica, non risponde a nessuna aspirazione popolare, sul terreno industriale, su quello economico o di bilancio”. Anche la destra teme la progressiva omologazione dei partiti di governo. Ne vede l’effetto negativo attraverso la lente del fallimento del “fronte repubblicano” per sbarrare la strada al Fn. Per il segretario dell’Ump Jean-François Copé, difensore del “ni-ni” (né con l’Fn né con il Ps, in caso di ballottaggio tra questi due partiti), il fronte repubblicano ormai “non riposa più su nessuna realtà”. Ha dei dubbi ormai anche il moderato Alain Juppé, ex primo ministro: “mi chiedo se questo non finisca per alimentare, sotto un certo punto di vista, la propaganda del Fronte nazionale che vuole mettere l’Ump e il Ps nello stesso sacco – quello del ”. Lo scandalo Tapie (ieri messo in stato di fermo), per più di 400 milioni ricevuti dallo stato, che sta coinvolgendo politici della destra (Christine Lagarde, Claude Guéant) e sfiora anche Sarkozy, ha contribuito a rafforzare l’impressione di una corruzione diffusa tra i partiti di governo che si rivelano impotenti a rispondere alle aspirazioni dei cittadini, soffocati dalla crisi. Il Ps teme di essere superato dal Fn alle prossime scadenze elettorali (municipali e europee nel 2014), mentre l’Ump ha paura del pareggio e si interroga sulla migliore strategia: alleanza elettorale con il Fn oppure presa di distanza?