La prossima settimana il manifesto della coalizione sociale sarà diffuso in vista di un’assemblea di due giorni programmata a metà maggio. Nelle intenzioni del segretario della Fiom Maurizio Landini dovrebbe chiarire che la «coalizione sociale» non è un partito ma «un processo aperto e in divenire». Nella bozza distribuita ieri nel corso di un’assemblea all’Arci di Tor De Schiavi nel cuore del quartiere Centocelle di Roma, poi diffusa dall’Ansa, si legge che la coalizione vuole «dimostrare che si può fare politica attraverso un agire condiviso, al di fuori e non in competizione rispetto a partiti, organizzazioni politiche o cartelli elettorali».

La coalizione sociale sarebbe dunque il risultato di un «agire condiviso», «fuori e non in competizione» con i partiti. Probabilmente la precisazione serve a raffreddare le reazioni della «sinistra Pd» o dei Cinque Stelle, che vedono con insofferenza l’esperimento di Landini. Si punta a fare coalizione con tutti i lavoratori, precari e «nuovi poveri» con la partita Iva, sul «territorio» e «nei luoghi di lavoro», non tra gli schieramenti.

All’incontro hanno partecipato associazioni come Act, movimenti come il Forum dell’acqua e centri sociali dell’Emilia Romagna. È intervenuto anche Stefano Rodotà che ha ribadito il giudizio contro la «zavorra» dei partiti. Una posizione, ha ammesso, che ha innervosito molti nei partiti. A suo avviso la «coalizione sociale» ha «una carica polemica positiva»: registra la crisi della rappresentanza della politica e intende restituire rappresentanza sociale e politica al lavoro. Per Rodotà questa è la base di un’altra cultura e agenda politica da sottoporre anche a chi, nei partiti, è sensibile ai beni comuni o alla proposta di legge d’iniziativa popolare per eliminare il pareggio di bilancio in Costituzione.

L’assemblea è stata chiusa alla stampa, ma nel pomeriggio le agenzie hanno riportato le dichiarazioni di Landini e dei partecipanti. Dopo le 13,30 sugli smartphone sono apparse le dure parole della segretaria Cgil Susanna Camusso. La coalizione sociale è una «scorciatoia – ha detto – non mi pare che vada da nessuna parte». Per la segretaria la strada è diversa: primato del sindacato e autonomia dai soggetti sociali e politici. Obiettivo: ritrovare «l’unità tra i lavoratori e le organizzazioni sindacali». Per Landini, invece, il sindacato da solo non basta nel momento in cui Renzi è determinato a cancellare tutti i corpi intermedi, agevolando così il processo di rivoluzione dall’alto in corso nell’Europa dell’austerità. Il suo è un deficit di rappresentanza, e di potere sociale, che va recuperato facendo coalizione con i mondi del lavoro non dipendente e precario, oltre che nella società. Differenze che torneranno a farsi sentire in vista della conferenza di organizzazione della Cgil.

Su questo scontro tra Landini e Camusso si sta giocando il futuro del sindacato. La sua proposta di coalizione sociale vuole costruirne uno diverso, mettendo in comune «saperi e esperienze» con la società, anche attraverso il «mutualismo», altra parola chiave. Ai soggetti che la compongono sono state proposte «campagne per obiettivi comuni» contro il Jobs Act, «il diritto alla salute, all’istruzione, alla casa, alla pensione o all’assistenza» si legge nella bozza. Non si chiede di rinunciare a ciò che sono, ma di partecipare a quelle su cui sono d’accordo.

Gli avvocati di Mga, i farmacisti di Fnpi, gli attivisti dello sciopero sociale che fanno parte della «Coalizione 27 febbraio» hanno sostenuto le ragioni di una campagna contro il «business» della Garanzia giovani, fisco e previdenza equi per i precari e le partite Iva, il reddito di base. Su questo manifesteranno il 24 aprile alla sede centrale dell’Inps-Eur a Roma. «Ci sono diverse coalizioni in formazione – sostengono – Bisogna determinare le combinazioni che aumentano la forza di tutti ed evitare di definire subito il perimetro di una sola».

***
Leggi: l’analisi: Di cosa parliamo quando parliamo di coalizione sociale?