Il «fronte repubblicano» che il Pd lancia per la prossima tornata elettorale potrebbe essere uno o trino. Ieri ne ha ragionato Matteo Renzi con i suoi al senato. E in questi giorni concitati, in attesa della fumata bianca dal Palazzo del Quirinale, al Nazareno si ragiona. E si fanno i conti, anche a partire dalle nuove eventuali liste in caso di precipitazione verso il voto.

In ogni caso il «fronte», sempreché veda la luce, si potrebbe presentare con una lista unica. Oppure con un’alleanza di tre liste: il Pd, guidato dall’attuale premier Paolo Gentiloni, una lista di sinistra e infine una lista europeista presieduta da Carlo Calenda, già fiancheggiatore di +Europa di Emma Bonino. È questo secondo lo schema preferito da Renzi. Anche se per la lista dem l’ex segretario, oggi autoproclamatosi «mediano», continua a pensare che il premier non abbia il profilo adatto per una campagna ’combat’. Se le urne dovessero esserci tra un anno, si aprirebbe la partita delle primarie.

A capo della lista di sinistra potrebbe andare Laura Boldrini, «frontista» ante litteram, e cioè dai tempi in cui Giuliano Pisapia aveva tentato la stessa operazione, senza riuscirci. L’ex presidente della camera dal giorno stesso del voto parla della necessità di un «big bang» a sinistra e di un rimescolamento di carte generale nel campo democratico. E in queste ore ha stretto il collegamento con Gentiloni.

Ma l’ipotesi del big bang fa fatica a ’passare’ in Liberi e uguali. Oggi Piero Grasso e compagni lanceranno un appello. Ma al proprio interno le distanze fra Mdp, pro «fronte repubblicano» e Sinistra italiana ricominciano a misurarsi, come sempre in questi mesi quando il voto è sembrato avvicinarsi. «Da Leu partirà un’iniziativa per provare a verificare la condizioni di un’alleanza ampia che possa contrapporsi ai populismi che stanno danneggiando il Paese», ha annunciato ieri il capogruppo di Leu, Federico Fornaro. È appunto il testo firmato da Grasso di cui da giorni il gruppo parlamentare discute in una riunione permanente che dura da giorni. «Bisogna partire da un’esigenza di discontinuità rispetto al recente passato con uno sforzo di coraggio e generosità di fronte a questa emergenza democratica», spiega Fornaro.

Il segretario reggente del Pd, dal canto suo, prova a dare una mano alla delicata operazione di riunione degli ex auspicando un fronte «popolare, democratico e progressista», «pro euro». Si ’sgonfia’ invece la mobilitazione pro Mattarella che dovrebbe culminare nella giornata di venerdì primo giugno. La convocazione resta, ma non convince alcuni renziani di rango: i 5 stelle hanno fatto una imbarazzata marcia indietro rispetto alla richiesta di impeachment del cap dello stato, la vicenda è finita nel ridicolo. E ora an che l’iniziativa dei dem rischia di essere fatalmente inutile.