I condizionatori ci hanno cambiato la vita. Nei paesi occidentali passiamo da case condizionate ad uffici condizionati a mezzi di trasporto condizionati a negozi condizionati a palestre condizionate. E quei pochi minuti di caldo che siamo costretti a passare fra un ambiente condizionato e l’altro ci sono diventati insopportabili. Senza quell’aria raffreddata nei mesi caldi non possiamo lavorare, mangiare, dormire.
Ma nel contempo i condizionatori, o più correttamente climatizzatori, stanno cambiando il pianeta. Con un meccanismo di feedback positivo, la risposta a un pianeta sempre più caldo alimenta le cause del suo riscaldamento. Perché i climatizzatori hanno un costo ecologico elevatissimo in termini di emissioni di gas serra e di consumi energetici.

La storia dei climatizzatori comincia e prende piede negli Stati Uniti. La diffusione di un sistema di raffreddamento nato per conservare le merci agli inizi del ‘900, si trasferì alle abitazioni nel secondo dopoguerra, cambiando la struttura demografica e la cultura di un paese. L’aria condizionata permise agli americani di godere dei benefici del Sud senza gli inconvenienti, ed ecco che zone desertiche come l’Arizona o il Nevada si popolarono tanto quanto, se non di più, delle zone temperate. Ma questo al costo di sancire il divorzio dalla natura, come denunciava lo scrittore Henry Miller che di fronte ai condizionatori inorridiva. Due anni fa, il paese utilizzava tanta elettricità per raffreddare i suoi edifici come l’Africa per tutti i suoi usi.
In Europa ancora non arriviamo agli eccessi del popolo americano, il cui amore per delle non necessarie quanto nocive temperature glaciali ancora ci sconvolge quando lo visitiamo; allo stesso modo gli americani si stupiscono della maggiore capacità di tolleranza all’afa degli europei. Ma, per quanto contenuto, il ricorso all’aria condizionata è in aumento. Basti pensare che in Italia, da alcuni anni, per molte famiglie le bollette estive sono diventate più salate di quelle invernali, e che nel 2015 il picco della domanda di elettricità si è registrato nel mese di luglio. O alla quantità sempre maggiore di esercizi commerciali che ci accolgono con sciabolate di gelo, che ci raggiungono anche per strada, quando furbescamente per loro e malauguratamente per noi e il clima, le porte dei negozi vengono tenute aperte per attirare i passanti accaldati che camminano in strade di città arroventate anche dai getti di aria calda di ritorno dei condizionatori: vere e proprie isole di calore, con temperature fino a 3 gradi superiori alle aree rurali circostanti. Effetto che secondo uno studio della Nasa del 2015, fa salire i consumi di elettricità per i condizionatori dal 5 al 20%. E così via.

L’accesso all’aria condizionata inoltre è uno specchio delle disuguaglianze: nelle aree più calde del pianeta solo l’8% ha accesso a un moderno sistema di raffreddamento, mentre per esempio ce l’hanno il 90% di americani e giapponesi. Ma quello che sta succedendo è che alcuni paesi di queste aree molto calde, sono in forte crescita economica e possono permettersi di stare un po’ più al fresco. Un recente rapporto dell’International Energy Agency (Iea) ha lanciato l’allarme rispetto a quelli che saranno i consumi conseguenti a una crescita esponenziale della richiesta di aria condizionata. Al momento nel mondo sono installati 1,6 miliardi di climatizzatori. Secondo lo Iea nel 2050 potrebbero diventare 5 miliardi. Il surplus di bisogno energetico corrisponderebbe ai consumi di Stati Uniti e Germania da qui a quella data, e Paesi come l’Indonesia, l’India e La Cina sarebbero responsabili da soli della metà di questa spropositata crescita. Ben difficile in uno scenario del genere, continua l’Iea, pensare di poter rispettare gli accordi di Parigi sul clima.

L’unico modo per evitare un impatto pesante sulla produzione di elettricità e sulle emissioni, conclude il rapporto, è puntare sull’efficienza: è necessario assumere norme più restrittive, incentivare gli acquisti di apparecchi di classe superiore, sostenere la ricerca . Il tema dell’efficienza è centrale, le differenze di consumi fra i condizionatori di classi più alte e quelli di classe più bassa sono notevoli. Ed il mercato è ancora pieno di apparecchi la cui efficienza energetica è di molto inferiore a quella raggiunta dalla tecnologia. Un modello acquistato in India o in Cina è quattro volte più vorace di energia di uno acquisito in Europa o in Giappone.

Anche le scelte dei singoli consumatori hanno un peso nel miglioramento dell’efficienza. Oltre alla classe energetica dell’apparecchio, il cui costo più alto verrà però compensato dal risparmio sulle bollette, sono fondamentali accorgimenti come la collocazione, la potenza relativa al volume della stanza da raffreddare, la manutenzione costante.

Per tutelare la propria salute oltre al clima, da una parte non si ripeterà mai abbastanza che la differenza con la temperatura esterna non deve superare i 5-6 gradi, pena dolori muscolari, mal di testa, raffreddori, ma anche arresti cardiaci o congestioni. Dall’altra, la pulizia annuale dei filtri, veri e propri ricettacoli di batteri e muffe, anche rari o pericolosi.

Ma senza voler stigmatizzare l’aria condizionata, che utilizzata correttamente è un’alleata della salute e può offrire beneficio a soggetti deboli come bambini, anziani e malati, esistono delle alternative più ecologiche ed efficienti a cui ricorrere anche per allenarsi a non erodere totalmente la nostra capacità di tolleranza del caldo?

Ventilatori, in particolare quelli a soffitto, e deumidificatori aiutano ad affrontare il caldo in maniera più naturale ed economica. Un sistema meno dispendioso dell’aria condizionata ma che garantisce lo stesso effetto è quello degli scambiatori di calore, collegati a un sistema di serpentine che portano acqua fredda in giro per la casa, come avviene al contrario per il riscaldamento invernale. Si tratta di una tecnica già applicata con successo anche in Italia, in ambienti molto grandi come poli ospedalieri e capannoni industriali, mentre manca ancora la diffusione in ambito domestico.

Per i più radicali, esistono poi tutta una serie di tecniche dette di raffreddamento passivo, diffuse in Europa ma non ancora in Italia, che non utilizzano elettricità ma hanno a che fare con la progettazione e nella costruzione delle case. Si va da coperture e rivestimenti che massimizzano la dispersione del calore all’esterno e limitano l’ingresso di aria calda, alle coperture vegetali come i tetti verdi , che sfruttano l’evaporazione attuata dalle piante per rimuovere calore dalla superficie degli edifici. Molti esperti sono del parere che l’uso del verde come componente di costruzione oltre che elemento di arredo potrebbe diffondersi rapidamente negli anni a venire. Vere e proprie pareti vegetali, oppure piastrelle dotate di un’intercapedine contenente terra ed acqua che consentono di disperdere meglio il calore: sistemi che renderebbero le case oltre che più fresche, anche più belle.