L’anno in corso, il 2017, verrà registrato dai climatologi come uno dei tre anni più caldi di sempre. Questa è la premessa malaugurante che l’altro ieri a Bonn (Germania) ha aperto la 23esima conferenza mondiale dell’Onu sul clima, un appuntamento che dovrebbe servire a rilanciare l’accordo di Parigi e gli impegni presi da tutti i paesi, piaccia o non piaccia a Donald Trump.

“Adesso dobbiamo agire”, ha detto la responsabile del segretariato dell’Onu Patricia Espinosa, anche se gli esperti continuano ad insistere sugli sforzi ancora insufficienti per contenere il riscaldamento globale, ben sapendo che senza il contributo degli Stati Uniti diventerà molto complicato spingere gli altri paesi a moltiplicare gli sforzi per vincere la battaglia. Compresi quelli più virtuosi. Prova ne è che anche in Germania – che ieri ha annunciato di voler destinare altri 50 milioni di euro per le isole a rischio (ne aveva già stanziati 190) – è in corso un inedito braccio di ferro tra Unione Liberali e Verdi per la formazione di un governo con Angela Merkel: i primi vorrebbero rallentare le politiche per raggiungere gli obiettivi previsti dall’accordo di Parigi per il 2020 e i Verdi minacciano di far saltare il tavolo.

Secondo il rapporto provvisorio della World meteorological organization (Wmo) presentato alla Cop23, “è molto probabile che il 2017, segnato da numerosi fenomeni a forte impatto tra i quali uragani, inondazioni catastrofiche, ondate di caldo e siccità particolarmente nefaste, si classificherà tra i tre anni più caldi mai misurati”. Questo perché “l’aumento delle concentrazioni di biossido di carbonio, l’innalzamento del livello del mare e l’acidificazione degli oceani, tra gli altri indicatori del cambiamento climatico, proseguono senza sosta”. Il termometro dice che la temperatura media della superficie del globo per i primi 9 mesi dell’anno ha superato di circa 1,1 gradi quella dell’epoca preindustriale. E gli anni dal 2013 al 2017 sono il periodo più caldo mai registrato nella storia.

Il segretario generale della Wmo, Petteri Taalas, si è incaricato di lanciare l’allarme sulla base non di statistiche ma di ciò che è già accaduto. “Abbiamo assistito a condizioni meteorologiche eccezionali – ha spiegato – per esempio dei picchi di temperatura a più di 50° in Asia, degli uragani di un’intensità record nei Caraibi e nell’Atlantico che hanno raggiunto l’Irlanda, delle inondazioni devastanti causate dal monsone che hanno colpito milioni di persone, o ancora una terribile siccità nell’Africa Orientale”. In una prospettiva temporale che è già cronaca le ripercussioni sulla salute, sulla qualità dell’esistenza e sull’ambiente – dice il rapporto – sono devastanti.

Dal 1980 ad oggi il rischio di decessi o patologie dovute al caldo è cresciuto progressivamente: tra il 2000 e il 2016 il numero di esseri umani coinvolti dalle ondate di caldo è aumentato di 125 milioni (oltre il 30% della popolazione mondiale vive in zone colpite da caldo estremo). I profughi ambientali sono già un’emergenza mondiale: nel 2016 circa 23 milioni e mezzo di persone hanno lasciato le case in seguito ad eventi meteorologici estremi (solo in Somalia ci sono stati 760 mila profughi interni).

Mariagrazia Midulla, responsabile clima ed energia del Wwf Italia, presente con un padiglione a Bonn, sottolinea che anche il nostro paese è già colpito da siccità, nubifragi e alluvioni. L’associazione, che ha presentato una ricerca secondo cui gli italiani sono sensibilissimi alla questione clima e chiedono più impegno ai politici, chiama direttamente in causa governo e parlamento: “Ci auguriamo comprendano la gravità delle minacce e l’urgenza dell’azione del nostro paese, a partire dalla Strategia Energetica Nazionale (S.E.N.) che dovrebbe essere varata alla fine della settimana e che deve confermare l’impegno allo stop al carbone entro il 2025”.

Ancora più decisa la posizione dell’associazione A Sud secondo cui il tema dei cambiamenti climatici viene discusso solo da addetti ai lavori e “nel silenzio della politica nazionale”. Per questo, per tentare di reagire alla “doppia morale” della politica italiana, l’associazione lancia la campagna internazionale ClimateChangingMe, una raccolta di testimonianze per raccontare come i cittadini di tutto il mondo, italiani compresi, subiscano già oggi gli impatti dei cambiamenti climatici. “La nuova Stratergia Energetica Nazionale – sostiene A Sud – riserva ancora troppo spazio alle energie fossili e rinuncia ad un piano strategico e lungimirante per la decarbonizzazione della nostra economia”.