Maison Drusch a Versailles_1965

Claude Parent è morto il 27 febbraio, appena un giorno dopo aver compiuto 93 anni. La sua architettura scaturisce come provocazione, la sua formazione attinge al repertorio dell’arte, le sue teorie si prolungano nel campo della speculazione filosofica. Per questo gli ultimi duemila anni di architettura gli erano sembrati ripetitivi, coercitivi, dogmatici per uno spirito libero: perché non introdurre qualcosa di inaspettato? Da questa domanda nasce la sua teoria della fonction oblique, sviluppata con il filoso Paul Virilio. La banale scatola edilizia, con i suoi piani e pareti ortogonali tra loro, ha reso l’uomo pigro, condannandolo ad una vita ordinaria all’interno di forme preconfezionate. Al contrario l’elemento obliquo apporta dinamismo all’organismo edilizio, frantuma ogni rigore compositivo, scuote dalle fondamenta la percezione umana. L’obliquo si traduce in piani inclinati e rampe, fratture e slittamenti di volumi, scivolamenti e compenetrazioni di spazi.

L’obliquo di Parent nasce dunque come un’ipotesi libera, senza proporsi come un metodo formale. Percorrere un piano inclinato ci obbliga a risvegliare abilità umane che giacciono addormentate nella nostra psiche: l’occhio corre lungo le superfici inclinate e il cervello è costretto a rielaborare continuamente le sollecitazioni provenienti da un supporto destabilizzante.

L’architettura di Parent propone anche una sostanziale rivisitazione del vocabolario De Stijl. Ne sono prova le sue prime opere come la Maison Morpain (1956), progettata con Ionel Schein, la villa concepita per André Bloc (1962) sulla Costa Azzurra ad Antibes, la Maison de l’Iran (1968) presso la città universitaria di Parigi, la Maison Drusch (1965) a Versailles. Non è un caso che l’indagine critica operata da Bruno Zevi sul neoplasticismo e la sua analisi dissacrante dell’architettura, fossero stati per Parent punti di riferimento e il tramite di un’amicizia duratura. In una Francia orfana di Le Corbusier il superamento delle tesi funzionaliste era la strada più difficile, ma che valeva la pena intraprendere.

Chiesa di Sainte-Bernadette a Nevers_1966-2

Parent non era un architetto, almeno non nel senso burocratico del termine. Come i grandi maestri del moderno aveva rifiutato di imparare l’architettura nel chiuso delle aule universitarie, preferendo la frequentazione di artisti come Yves Klein. Nonostante non avesse mai conseguito una laurea in architettura aveva comunque ottenuto il raro privilegio di vedersi riconosciuta la propria qualifica dalle autorità francesi. Dopo un breve periodo nello studio di Le Corbusier aveva iniziato la sua avventura nel mondo dell’architettura collaborando con Schein. Pochi anni dopo, alla vigilia degli eventi del Sessantotto, la fondazione del gruppo Architecture Principe con Virilio e gli artisti Michel Carrade e Morice Lipsi con cui dà vita anche all’omonima rivista. Un sodalizio che si concretizza nella realizzazione della Chiesa di Sainte-Bernadette (1966) a Nevers, capolavoro brutalista che sintetizza le ricerche di Virilio sui bunker e le riflessioni di Parent sul tema della frattura.

Cosa ha significato il suo lavoro per l’architettura contemporanea? Molto, poiché senza le premesse teoriche da lui elaborate ci troveremmo sprovvisti degli strumenti critici per valutare numerose delle realizzazioni odierne. Personaggi del calibro di Odile Decq e Jean Nouvel hanno dichiarato il loro debito culturale nei confronti di Parent. Oltrepassando i confini della Francia basti pensare al Museo Ebraico a Berlino di Daniel Libeskind: il piano inclinato sul quale si ritrova il visitatore, all’inizio del percorso museografico, mette in atto proprio quella destabilizzazione percettiva prevista da Parent nelle sue teorie.

Se l’obliquo è la cifra poetica di Parent, i nodi teorici affrontati nei progetti e nelle sue pubblicazioni trovano riscontro anche nelle realizzazioni di altri architetti. Parent ha indicato una via, ha aperto l’immaginario architettonico verso soluzioni nuove ed inesplorate, ma ancora molta strada si dovrà percorrere assieme a lui. Naturalmente una strada obliqua.