A chi ha il coraggio di mandare avanti rassegne va tutto il plauso perché, in periodi di Coronavirus, proporre musica non è operazione semplice. La capitolina Istituzione Universitaria dei Concerti IUC ha dato vita dal 5 al 23 luglio al ciclo Classica al tramonto (III edizione), in uno degli scenari più belli di Roma, il museo Orto Botanico. Bach, Beethoven, Chopin, Debussy, Fauré, Haydn, Liszt, Mozart, Rachmaninov, Respighi, Schubert, Schumann, Stravinskij sono stati eseguiti e proposti da trii, quartetto, quintetto e solisti di pianoforte, in genere giovani artisti da Sofia Adinolfi al Trio Enea. Per la chiusura ci si è affidati al jazz con un progetto inedito di collaborazione tra lo Ialsax Quartet diretto dal sopranista Gianni Oddi (Filiberto Palermini, sax alto; Alessandro Tomei, sax tenore; Marco Guidolotti, sax baritono) e la vocalist Ada Montellanico. Le Cinque Voci è il titolo del recital di chiusura della rassegna (23 luglio, prima assoluta) che ha registrato il tutto esaurito.

QUARTETTO di sassofoni più voce, senza sezione ritmica, è di per sé un organico raro e prezioso; in più Oddi e la Montellanico si sono avvalsi di arrangiatori e autori di eccellenza, facendo percepire anche ai neofiti l’alto livello raggiunto dal jazz italiano. Si è partiti da una lunga suite dedicata a Thelonious Monk, scritta e arrangiata da Marco Tiso, in cui singoli brani venivano cuciti, evocati, ripresi, citati in forma di “sutura”. Tiso, Ialsax Quartet e la Montellanico hanno saputo restituire la complessità visionaria dell’universo monkiano, e la cantante ha spesso utilizzato testi costruiti sui temi del celebre pianista, cimentandosi con bravura anche nell’improvvisazione in scat, tra Brilliant Corners e Well You Needn’t. A seguire un suggestivo brano di Lee Konitz (Round & Round & Round) in tempo dispari e con il testo di Judy Niemack (arrangiamento di Gianluigi Giannatempo). Ancora una suite elaborata da Tiso, questa volta incentrata sul repertorio di Chick Corea, dal tipico spanish tinge. Il recital si è avventurato in un intenso e drammatico brano scritto/arrangiato da Massino Nunzi (Nulla resta), passando per un’ariosa e dolente composizione di Javier Girotto e Peppe Servillo (rivisitata da Giannatempo) e concludendo con il ritmicissimo e virtuosistico Bebe di Hermeto Pascoal.

FORMIDABILI gli incroci tra ance e voce, con un lavoro d’insieme arricchito da sortite solistiche di Tomei e Palermini. Oddi, colonna del progetto e musicista di vastissima esperienza, si è lanciato solo sulle melodie di Pascoal mentre costante e personale l’apporto della Montellanico. Si spera che l’esperienza continui, data la sua qualità.