«A Grillo e Casaleggio devono aver dato informazioni sbagliate su quanto accaduto in Commissione Giustizia: non è stato cancellato tutto il reato di immigrazione clandestina, cosa peraltro auspicabile, ma solo le fattispecie meno gravi». Quella del senatore Felice Casson, vice presidente della Commissione, non è certo una difesa d’ufficio dei «dottor Stranamore» sconfessati dai due leader del Movimento 5 Stelle quanto piuttosto una presa di posizione chiara sul percorso da seguire per ripristinare la legalità nelle carceri e nei confronti di immigrati e rifugiati. «Avranno capito male», ma nel giudizio sui tornaconti elettorali del comico genovese Casson è spietato: «Credo che il composito popolo a 5 Stelle avrà da riflettere sul segno culturale leghista e di destra che si vorrebbe imporre alle scelte del movimento».

L’approvazione in Commissione, mercoledì notte, del ddl su carcere e clandestinità risponde al messaggio del presidente Napolitano e all’emozione seguita alla tragedia di Lampedusa o all’aut aut dell’Europa che chiede riforme strutturali contro il sovraffollamento?

Lavoriamo da tempo al provvedimento anche se i due episodi hanno aiutato ad accelerare i tempi. Nei 14 articoli del testo che passerà all’Aula nelle prossime settimane sono confluiti tre ddl riguardanti le pene detentive non carcerarie, la messa alla prova, un pacchetto di norme per velocizzare i processi e una delega al governo sulle depenalizzazioni dei reati minori. Se la normativa andasse a regime la popolazione carceraria diminuirebbe subito perché tutti i reati minori con pena fino a tre anni si sconterebbero a domicilio. Siamo però convinti che al più presto vanno revisionate totalmente le leggi Bossi-Fini e Fini-Giovanardi, responsabili di una buona percentuale di detenzione preventiva e del cosiddetto fenomeno delle porte girevoli in carcere. Ma soprattutto, il ddl vuole incidere in modo strutturale sulle origini del sovraffollamento.

I senatori dell’M5S Cioffi e Buccarella che hanno proposto l’abolizione del reato di clandestinità sono stati quasi “scomunicati” perché – al nocciolo – fanno perdere voti.

Credo che Grillo e Casaleggio non abbiano capito che con gli emendamenti di Sel, del Pd e del M5S siano state trasformate da illecito penale a illecito amministrativo solo le fattispecie meno gravi del reato di clandestinità, quelle che riguardano l’ingresso e il soggiorno illegale e che prevedono attualmente una multa fino a 10 mila euro. Abbiamo voluto dare un segnale politico per eliminare dal procedimento penale questi reati che comunque ingolfano le cancellerie e gli uffici giudiziari ma che praticamente non vengono mai perseguiti. Cancellare però tutto il reato di clandestinità rimane una battaglia di civiltà, culturalmente molto importante. Se poi c’è qualcuno che per rincorrere i voti rinuncia a questa battaglia, è un problema che non ci riguarda.

La Commissione ha anche calendarizzato per martedì prossimo l’esame dei ddl su amnistia e indulto firmati dai senatori Compagna, del Gal, e Manconi, del Pd.

Abbiamo chiesto di calendarizzare tutti i ddl fermi in commissione che riguardano il sistema penale e processuale. Perché è inutile intervenire solo sull’ultimo anello della catena, il carcere, e non in modo complessivo. Se lo avessimo fatto nel 2006 con l’ultimo indulto non saremmo a questo punto. Bisogna portare avanti contemporaneamente i provvedimenti di clemenza e gli interventi strutturali. Per questo abbiamo chiesto al ministero anche di riferire sul piano carceri, tanto pubblicizzato da Alfano a suo tempo e ora entrato nel dimenticatoio. Abbiamo buttato via tanti soldi e non se ne è saputo più nulla.

Però il suo partito teme che l’amnistia possa salvare Berlusconi.

È fuori dalla realtà pensare che si possa votare un indulto per reati gravi di frode fiscale, con pene fino a 6 anni di reclusione. Nessuno potrebbe votarlo, non è mai successo. E anche la pena accessoria dell’interdizione dai pubblici uffici non può rientrare nella clemenza per una semplice ragione politica e giuridica: noi interveniamo per svuotare le carceri e dunque non contempliamo le pene accessorie.

Ma i tempi che ci impone l’Europa sono stretti. E poco compatibili con la ricerca di maggioranze parlamentari adatte a provvedimenti di questo genere.

È solo una questione di volontà politica. Come abbiamo visto per la legge contro il femminicidio, se si vuole fare in fretta, si può.