Dopo la pioggia di critiche Angela Merkel fa dietro-front sul superlockdown per le vacanze di Pasqua. «Chiedo scusa a tutti. Ho sbagliato a imporre due giorni festivi supplementari: non è una misura applicabile. Errore mio e solo mio».

Il clamoroso mea culpa della cancelliera ieri mattina poco prima del question-time al Bundestag, dove tutta l’opposizione eccetto i Verdi ha chiesto politicamente la sua testa. «Dovrebbe chiedere la fiducia al Parlamento» tuona Dietmar Bartsch, capogruppo Linke, mentre il leader liberale Christian Lindner la avverte: «Non può più essere sicura del sostegno unanime alla sua coalizione». Dai banchi dei Grünen, invece, si leva il rimprovero per il mancato coinvolgimento dei deputati nelle decisioni «prese solo da governo e Land».

Una giornata da incubo per Merkel mai così in confusione, anche se la GroKo non rischia di cadere sul serio: per «mandare a casa» il governo, in Germania serve una maggioranza alternativa precostituita al Bundestag (sfiducia costruttiva). Potrebbero farlo, tuttavia, gli elettori a settembre, visto che gli ultimi sondaggi certificano la Cdu in caduta libera al 26%, solo tre punti sopra i Verdi. Di fatto, con la Spd al 16%, il governo rosso-nero non ha più la maggioranza nel Paese.

Il coprifuoco? «Non dobbiamo farlo per forza, ma qualcosa dobbiamo pur fare» spiega la cancelliera ai parlamentari increduli per la sua navigazione a vista. In pratica il piano per contenere la terza ondata di Covid-19 è quasi da riscrivere dopo che Merkel e i governatori ieri hanno riaperto il capitolo viaggi all’estero ipotizzando il blocco totale. «Se non è possibile fare vacanza in Germania allora salta anche Maiorca» è il punto tenuto dai premier dei Land del Nord

Non sono bastate, dunque, dodici ore di confronto serrato, litigi e rimpalli di responsabilità per definire un piano anti-contagio degno del nome. Zero idee, poche proposte, nessuna prospettiva se non le solite misure a macchia di leopardo in nome del federalismo, più l’«errore» di Merkel. Non a caso se ieri mattina i rappresentanti della Chiesa hanno tirato giù dal letto il ministro dell’Interno, Horst Seehofer (Csu), e il governatore della Sassonia, Michael Kretschmer (Cdu) chiedendo conto del “blocco” della Pasqua. Nella prima versione del piano Stato-Regioni spiccava il giro di vite dal 1 al 5 aprile con la trasformazione di due giorni feriali in festivi. Peccato che i più autorevoli epidemiologi abbiano bocciato la misura con «poco o nessun effetto nel contrasto alla pandemia».

Fallimento completo, dunque. Eppure sarebbe bastato ascoltare gli incredibili scambi passati per i microfoni della videoconferenza di lunedì per capire la fumata nera. «Non possiamo presentarci davanti all’opinione pubblica con queste proposte: stiamo decidendo le stesse misure stabilite a marzo» avvisa Merkel prima di chiedere, snervata, «una pausa di 15 minuti» che durerà dalle 18.35 alle 23.32. Nel pomeriggio il ministro dei Trasporti, Andreas Scheuer (Csu), aveva riferito ai colleghi di avere consultato le compagnie aeree per sapere se potevano tamponare i passeggeri al loro arrivo in Germania: «Certo, in un’ora e mezzo non sono riuscito a sentire tutti, ma Lufthansa dice che potrebbe farlo». La replica della cancelliera è lapidaria: «Beh, almeno sei riuscito a parlare al telefono con una compagnia».

Poi c’è l’incontro separato dei governatori Spd, spaccati non meno degli altri sulla bozza. Ad alzare la voce qui è il premier di Amburgo, Peter Tschentscher: «Aprite gli occhi, questi provvedimenti sono troppo deboli». Nel frattempo Merkel baruffava con i primi ministri di Bassa Sassonia, Schleswig-Holstein, Meclenburgo-Pomerania, Sassonia-Anhalt e Renania-Palatinato che si erano fissati sulla «vacanza a basso contatto» in Germania. «Se viene inserita nel piano non firmo l’accordo» ha minacciato Merkel.