Ci voleva anche il neo ministro delle infrastrutture Maurizio Lupi a proiettare sempre di più sulla scena nazionale il referendum consultivo sui finanziamenti comunali alle scuole dell’infanzia private di Bologna. Ieri il pidiellino di area Comunione e Liberazione si è schierato con il fronte del B, ovvero con chi vuole confermare il milione e più di euro che ogni anno il Comune di Bologna elargisce alle private. «A Bologna il 26 maggio bisogna votare ’B’ come bambini» ha fatto sapere Lupi che ha anche aderito all’appello in difesa del sistema integrato promosso dall’economista Stefano Zamagni. Francesca De Benedetti, la portavoce dei referendari, gioca con le parole: «E dopo B come Bagnasco… C come Cielle…A come Adessobasta! Noi votiamo scuola pubblica!». Proprio ieri la De Benedetti, giovane consigliera di quartiere del Pd, ha annunciato che non rinnoverà la tessera del partito che invece sostiene la conferma dei fondi con la Curia, l’Udc, la Lega Nord, il Pdl: «E’ il partito che lascia noi che credevamo a certe scelte non noi che lo abbandoniamo», ha detto.
Dopo l’anatema del cardinale Angelo Bagnasco quindi arriva un’altra bocciatura del referendum bolognese ma l’effetto è quello di togliere sempre di più la consultazione dall’ambito locale per proiettarla in tutt’altro scenario, quello della difesa della scuola pubblica, messa alla prova da anni di tagli. Un fatto che sicuramente non dispiace ai promotori della consultazione referendaria, il fronte laico confluito nel comitato Articolo33 che ha come presidente onorario Stefano Rodotà. E infatti il nervosismo del Pd è palpabile. Così, dopo le parole del presidente della Cei, la senatrice del Pd Francesca Puglisi ha invitato a lasciare il referendum al livello di quella che deve rimanere una consultazione locale. E su Facebook c’è chi fa notare che l’endorsement di Lupi per l’opzione B «vale più di mille volantini. I referendari, consapevoli che questa è una sfida da Davide contro Golia, stanno moltiplicando le iniziative e gli appuntamenti. Ieri Wu Ming, il collettivo di scrittori che da settimane si è schierato con i referendari, ha lanciato l’invito per il 16 maggio quando ci sarà una cena di raccolta fondi al centro sociale Tpo. La stessa sera ci sarà una notte bianca nelle scuole dell’infanzia comunali contro il progetto del Comune di far passare le insegnanti nella futura Asp unica: un modo per non sottostare ai vincoli del patto di stabilità per l’amministrazione ma contestato dalle insegnanti che temono di perdere il contratto scuola (Bologna è l’unica città in Italia con Firenze ad applicarlo per gli insegnanti delle comunali) in favore di quello degli enti locali. Insomma, in città c’è fermento sul fronte della scuola, tanto che ieri 200 insegnanti arrabbiatissime hanno assediato gli assessori in Comune proprio sulla questione del trasferimento all’Asp unica.
E appuntamenti importanti ci saranno anche questa settimana. In particolare venerdì 10 ci sarà un confronto che vedrà da una parte l’ex sindaco Walter Vitali e dall’altra Bruno Moretto del comitato scuola e Costituzione e Sandra Soster, che fu assessore con Renato Zangheri e Renzo Imbeni. Un pezzo di storia delle politiche della città che conosce alla perfezione la materia. Perché fu durante la giunta Vitali che nel 1995 venne dato il via al sistema delle convenzioni. A quel tempo l’offerta di scuola dell’infanzia del Comune di Bologna soddisfaceva ben più della domanda tanto che negli asili comunali bolognesi arrivavano bimbi anche da fuori città. La scelta fu quindi politica come adesso sarebbe un atto profondamente politico quello di rimettere in discussione il sistema integrato.