Secondo sciopero in due settimane per i lavoratori della centrale Enel di Torrevaldaliga Nord di Civitavecchia. Indetto dalla Fiom ha avuto un’adesione altissima «pari all’85%, esattamente come quello dello scorso 10 febbraio».
I 460 lavoratori metalmeccanici della centrale continuano a protestare contro il progetto di riconversione. L’Enel ha deciso di scegliere il gas, mentre la Fiom e l’intera Cgil di Civitavecchia – con una svolta ambientalista figlia di un lungo lavoro di ascolto e confronto con il territorio – chiedono invece di passare all’idrogeno e alle fonti rinnovabili.
Al presidio di ieri si è recato anche il sindaco, il leghista Ernesto Tedesco – eletto nel 2019 dopo un interregno del M5s e tante giunte di sinistra – che si è impegnato a convocare un tavolo sul lavoro per la prossima settimana.
«Dopo il successo delle nostre mobilitazioni – spiega il segretario della Fiom locale Giuseppe Casafina – è costruire un patto sociale con la città per presentare alla Regione Lazio progetti di riconversione ambientale, a partire da una piattaforma eolica off shore che possano tenere insieme ambiente e lavoro duraturo. A Enel e al nuovo governo chiediamo di fare la loro parte, abbandonando una scelta senza senso sia dal punto di vista ambientale che da quello occupazionale, che il presidente di Enel Carlo Tamburi ha riconfermato ancora nel giorno del nostro primo sciopero. Ci aspettiamo di avere una convocazione al Mise o al nuovo ministero per la transizione ecologica per far cambiare le cose», conclude Casafina.
La centrale Enel doveva essere riconvertita già nel 2003, dopo decenni di inquinamento come centrale termoelettrica a carbone.
Il progetto della nuova centrale a gas Enel ha avuto una lunghissima e contestata gestazione e manca ancora della procedura di autorizzazione ambientale. La scelta del gas dell’ad Enel Francesco Starace ha come motivazione che «prima del 2050 (anno dello stop europeo al gas, ndr) serve una fase transitoria con centrali di questo tipo» è contestata dalle associazioni ambientaliste.
I dipendenti diretti (elettrici) nel frattempo sono scesi a soli 320. I 460 metalmeccanici lavorano nella manutenzione e nella pulizia industriale. Al computo vanno infine aggiunti i 200 portuali che si sono sempre occupati dello scarico del carbone.
In più a pochi chilometri c’è un’altra centrale a gas, la Torrevaldaliga Sud, di proprietà della Tirreno Power. E a meno di venti chilometri anche Montalto di Castro: in pratica la massima concentrazione di centrali a gas in Europa.
Come avvenuto per la riconversione della centrale Tirreno Power, il cantiere produrrà al massimo «una bolla» di qualche centinaio di posti di lavoro per non più di 3 anni. Molti meno i lavoratori previsti per la nuova centrale quando il cantiere e la riconversione sarà terminata: non più di 40-50 posti fissi con la conseguenza di molti trasferimenti di lavoratori elettrici di Enel che saranno ricollocati altrove.
La mobilitazione intanto prosegue: per mercoledì prossimo l’Usb ha indetto un nuovo sciopero, con astensione dal lavoro nelle prime tre ore di ogni turno.