Quando lunedì pomeriggio Guido Bertolaso si è fatto vedere al Covid Center di Civitanova Marche non indossava la mascherina. «Non serve, sono pieno di anticorpi», ha detto. Intorno a lui, prudentemente, il governatore Luca Ceriscioli e l’assessore alla Protezione civile Angelo Sciapichetti erano bardati fin sopra il naso. Varata il 23 marzo, la cosiddetta astronave di Civitanova (84 posti letto) è ormai pronta, ma i primi pazienti non arriveranno prima della settimana prossima, giusto il tempo per analizzare tutte le degenze in regione e per finire la formazione del personale.

Il cantiere, comunque, è ormai chiuso e non c’è più bisogno della guardia garantita per settimane dall’esercito e dagli uomini dell’Ordine di Malta, che ha coordinato la raccolta fondi tutta privata per consentire di realizzare questo centro.

L’asticella era fissata a 12 milioni di euro, ma sin qui ne sono stati raccolti solo 8, al netto dei materiali donati. L’utilizzo del conto corrente privato dell’Ordine di Malta – portato in dote dalla Lombardia dal consulente Bertolaso – era stato giustificato dalla Regione come un modo per fare in fretta, ma altrove si è deciso comunque di agire diversamente: in Abruzzo per il Covid Hospital di Pescara la regione ha optato per una normale gara d’appalto, i lavori sono in corso in una palazzina della Asl e tutto dovrebbe essere pronto entro l’estate, con 50 posti che rimarranno per sempre, a differenza di quanto fatto nelle Marche, dove il centro di Civitanova ha il carattere di struttura che verrà smontata nel giro di qualche anno al massimo.

Il nodo principale, ad ogni modo, riguarda il personale medico e paramedico necessario a mandare avanti il tutto: l’Asur marchigiana ha diramato un avviso pubblico per la ricerca di medici e infermieri, che presteranno servizio a Civitanova al di fuori del proprio orario di lavoro in ospedale, la paga oraria sarà compresa tra i 30 e i 60 euro.

«Se questo è il modo per garantire il regolare svolgimento dei servizi – spiegano in una nota Cgil, Cisl e Uil – abbiamo molti dubbi, oltre a problemi legati a salute e sicurezza poiché di fatto si lavorerebbe eccedendo abbondantemente l’orario contrattuale». Perplessità condivise anche dai sindacati medici, alcuni dei quali arrivano già a parlare di «flop annunciato», anche perché ormai gli ospedali marchigiani non sono più in sofferenza come a marzo e nella prima metà di aprile. Il rischio, insomma, è che alla fine i ricoveri saranno pochissimi come sta avvenendo già nella struttura gemella di Milano, inaugurata tra squilli di tromba e ora semi vuota, con poco più di dieci letti occupati.

Con l’apertura del Covid Center si completa l’opera marchigiana di ricalco delle politiche sanitarie lombarde, un’affinità elettiva evidente sia nelle parole (a marzo Ceriscioli accomunava più o meno ogni giorno la sua situazione a quella di Attilio Fontana) sia nei fatti: la chiamata di Bertolaso, l’ospedale provvisorio in una zona Fiera come a Milano e una serie di frequentazioni eloquenti: due settimane fa il governatore delle Marche ha partecipato a un forum online della rivista medica Italian Health Policy Brief, diretta da Stefano Del Missier, esponente di Comunione e Liberazione e manager a più riprese nominato direttore di Asl lombarde dall’ex presidente Formigoni.