Nicola Fratoianni, a sentire gli opinionisti su tutte le tv siamo tornati al bipolarismo. Solo il politologo Marco Tarchi, sul Tg3 toscano, ha osservato che le elezioni comunali sono ben diverse da quelle nazionali, e che sarebbe bene essere molto cauti.

La rappresentazione di un ritorno al passato con un modello di scontro bipolare mi sembra non solo approssimativa, anche frettolosa e fin troppo entusiastica. Lo stesso Berlusconi oggi ha osservato che in quasi tutte le città i candidati si avviano al ballottaggio con percentuali di voti ben al di sotto del 40%. Il quadro è frastagliatissimo, i dati raccontano ad esempio che il Pd, dove si presenta «nudo e crudo», raccoglie circa il 16% . Mentre le liste civiche di centrosinistra raccolgono il 20%, e quelle di sinistra con dentro Sinistra italiana ma non solo prendono il 7%, con il M5S che in media prende il 9%.

La destra invece si è presentata quasi ovunque compatta, e non di rado con buoni risultati.

È vero, quando riesce ad essere unita la destra cresce, anche in modo preoccupante. Eppure continuo a pensare che debbano essere evitate semplificazioni, perché gli ambiti di riferimento fra elezioni locali e nazionali sono diversi. A riprova c’è stata una proliferazione di liste civiche, che spesso e volentieri hanno ottenuto risultati di rilievo.

Insieme all’astensione, sempre più alta, quello delle liste civiche è in effetti un dato che salta agli occhi. Come inquadra questi due fattori?

Quello dell’astensione è un problema che investe, più che la crisi della politica, la crisi della sua rappresentanza. Ma proprio guardando ai buoni risultati delle liste che riescono a saldare le esperienze migliori del civismo con le proposte della sinistra politica, io penso che un antidoto all’astensione ci sia. In parallelo credo che questo dimostri come ci sia uno spazio a sinistra, con politiche alternative a quelle del Pd. Noi continueremo a lavorare in quella direzione, perché quando gli elettori trovano proposte coraggiose, chiare e radicali, in grado di appassionare, anche l’astensione si riduce.

Pensa al caso inglese?

Penso agli entusiasti del maggioritario, che si spellano le mani perché Macron ha preso il 32% con un’astensione al 50%. Mentre si sono subito dimenticati che in Inghilterra la partecipazione al voto è stata molto più alta, anche rispetto alle elezioni precedenti, perché Corbyn è stato in grado di mobilitare, e di aumentare il consenso del suo partito, grazie a una proposta politica chiara e di netta discontinuità. Lo ripeto, quando una proposta politica è in grado di appassionare, presentandosi come alternativa all’attuale stato delle cose, anche l’astensione si riduce. Al contrario la sfiducia, e l’astensionismo, aumentano quando si afferma il messaggio che non c’è alternativa.

Viste da sinistra, quali sono state le esperienze che più la hanno convinta in questa tornata elettorale?

Senza dubbio le perfomance di liste civiche con profili e programmi di sinistra ma più ampie della sinistra politica, e che per pochi punti non sono andate al ballottaggio: penso ad esempio a Catanzaro e a Padova. Ma anche a Palermo la lista civica di sinistra è arrivata al 7%, con un mix efficace fra partecipazione e politiche chiare, radicali. Per chi come noi lavora a un quarto polo e a una proposta di sinistra alternativa, queste comunali indicano l’esistenza di uno spazio. E attenzione, le liste della sinistra vanno meglio quando si presentano fuori dalle coalizioni. Fuori da ogni schematismo, è comunque un elemento indicativo.