L’ora della verità per la ’cosa rossa’ arriva presto, anzi prestissimo. Lunedì prossimo una nuova riunione fra le diverse anime della sinistra-sinistra di casa nostra dovrebbe sciogliere il nodo che sta strozzando in culla il nuovo soggetto venturo. Il nodo cruciale è quello delle alleanze delle amministrative di primavera, lontanissime ma già in grado di far litigare i promessi sposi della sinistra. Ieri sul manifesto Nichi Vendola ha schierato Sel a favore di «coalizioni di progresso che possano mettere in campo una sfida programmatica su elementi dirimenti», senza però escludere a priori la possibilità di accordo con il Pd, innanzitutto a Milano dove «puntiamo sulla continuità del laboratorio straordinario dell’amministrazione Pisapia»; ma anche a Roma dove il dialogo con il Pd post-Marino, per ora congelato, potrebbe riallacciarsi. Questa è la posizione su cui discuterà la prossima assemblea nazionale di Sel, il prossimo 24 ottobre. Discussione delicata, quella sull’autonomia dal Pd: non è un mistero che su questo il gruppo dirigente di Sel non è più compatto. Da una parte chi tira per l’accelerazione della cosa rossa, dall’altra quella di chi frena, e la definisce «chimera rossa», come ieri sull’Huffington Post hanno fatto i senatori Dario Stefano e Luciano Uras, che hanno invitato il proprio partito ritrovare «la prospettiva dell’unità del centrosinistra», che «non è morto, semmai è un terreno ancora da arare e coltivare». A partire «dalle amministrative».

In ogni caso quella di Vendola sulla prossima tornata elettorale non è la posizione di altri compagni di strada. Per Paolo Ferrero, leader di Rifondazione comunista (partito che pure a Milano è tuttora nella maggioranza di Giuliano Pisapia), «la proposta oggi è quella di aprire un processo costituente di un soggetto unitario della sinistra, antiliberista e quindi alternativo al Pd e alla Merkel». E via scendendo nelle città, dove visto che le amministrative «interesseranno oltre 10 milioni di persone, proponiamo di costruire liste unitarie di sinistra alternative al Pd in tutta Italia. Anche a Milano».

Che poi è la stessa idea di Pippo Civati, che propone liste «unitarie, laiche, di sinistra e autonome dal Pd in tutte le città»: anche qui, Milano in testa. Sul nodo delle alleanze la sua associazione Possibile prepara per metà novembre una due-giorni «aperta a tutti», in cui la questione sarà discussa e votata dagli iscritti. Il luogo della convention potrebbe essere Napoli. E il week end potrebbe coincidere con quello della nuova Leopolda renziana. Scelta arditissima dal punto di vista del confronto mediatico. Ma l’ex pd non se ne preoccupa: «Tanto siamo abituati al fatto che i giornali non parlino di noi. Ma saremo in 5mila veri, tutta gente che vuole fare politica a sinistra». Escludendo, sia chiaro, qualsiasi alleanza con il Pd, a qualsiasi latitudine. Intanto Civati è pronto a ricominciare la raccolta delle firme contro l’Italicum: ieri infatti il Coordinamento per la Democrazia Costituzionale ha presentato alla Corte di Cassazione due quesiti per altrettanti referendum abrogativi della legge elettorale. Il parlamentare si rimette in moto «senza rancore verso chi non ha voluto firmare i nostri. A chi ci ha dato gli schiaffi porgeremo l’altro quesito».
La strada unitaria passa dunque per le iniziative comuni. Non per un nuovo soggetto comune, almeno per ora, né per nuovi gruppi parlamentari unitari: «In parlamento lavoriamo già insieme su tutte le questioni. Ma è inutile imboccare la strada del partito unico finché non abbiamo chiarito la questione delle alleanze: inutile unirci per ridividerci subito». Problema difficilmente aggirabile. «Il punto è che deve essere chiaro la missione di questo progetto costituente», spiega Massimo Torelli, dell’Altra Europa con Tsipras: «O si lancia un progetto, alternativo, autonomo, che si contrapponga al Pd e alle politiche renziane con grande obiettivo le prossime politiche, oppure sarà un generico forum. Sotto questo grande obiettivo sono importanti i passaggi del 2016: le amministrative, che assumono un carattere di elezioni di medio termine, e referendum. Ma sulle amministrative serve una indicazione generale. Altrimenti tutto diventa incomprensibile».