Soddisfatto del lancio di «Liberi e uguali», la lista di sinistra nata domenica scorsa a Roma, Pippo Civati spiega di esserlo. Perché l’operazione poteva anche non andare in porto: «Non era scontato, siamo partiti da una situazione molto frastagliata. Un pezzo di quelli che si sono ritrovati domenica prima erano al governo, ci sono state scissioni, divisioni, moltiplicazioni di soggetti e leader. Essere riusciti a dare forma a una sinistra che vuole governare ma sul suo programma è persino inedito rispetto ai luoghi comuni», quelli sulla sinistra rissosa e litigiosa. «Grasso sarà la vera novità di questa campagna: con lui abbiamo fatto una proposta seria, equilibrata. Parte da una base elettorale piccola destinata a crescere che cambierà la percezione di quello che abbiamo fatto finora».

Grasso una novità? Vi criticano perché ha più di settant’anni.

I leader più nuovi di questa stagione politica sono tutti anziani. Noi in Italia arriviamo buoni ultimi in questa tendenza, dopo gli Usa e il Regno Unito. E invece ce n’è di giovani parecchio invecchiati. La sua espressione ’ragazzo di sinistra’ rende bene il senso. E comunque io capisco che siamo tutti telecomandati da D’Alema, ma vorrei segnalare che ci sono tre giovani dirigenti diversi per storie ma che hanno collaborato a costruire questa lista e la leadership di Grasso.

Tre giovani, cioè Speranza, Fratoianni e lei, nessuno dei quali aveva le carte per essere leader?

Nessuno di noi ha iniziato questa storia per fare il leader, abbiamo costruito una squadra e poi abbiamo pensato al leader.

Metterete il nome di Grasso nel simbolo. Quindi il passaggio dall’«io» al «noi» era pura retorica antirenziana?

Prima cosa, fondamentale, è mettere nel simbolo il femminile: «Libere e uguali» oltreché «Liberi e uguali», stessa dimensione stessa evidenza per questioni di uguaglianza e parità. Il nome di Grasso ci sarà perché abbiamo solo tre mesi per far conoscere il simbolo e il leader, ci concediamo una licenza poetica.

E allora parliamo del nome della lista: maschile plurale. Già ai tempi di «democratici di sinistra» era indigeribile per la maggior parte delle iscritte.

Se dovessimo fermarci ad oggi non piacerebbe neanche a me. Fortunatamente è un processo che inizia. Ma mi fanno sorridere le colleghe del Pd che dicono che noi siamo tutti maschi e invece loro stanno in una coalizione Renzi-Alfano-Pisapia.

In effetti anche voi siete tre giovanotti e un signore.

Dai prossimi giorni ci saranno figure che non serviranno solo a fare la quota ma ad aggiungere uno sguardo che fin qui è mancato. Peraltro l’intervento più bello di domenica è stato quello di Rossella Muroni, non per una questione di genere ma per una questione politica e culturale.

Chiederete a Laura Boldrini di stare in una lista che si nomina al maschile?

Anche per questo è fondamentale che Laura Boldrini sia in questa nostra storia.
Glielo avete chiesto esplicitamente? Che vi ha risposto?

Rispettiamo i tempi che lei si è data ma dobbiamo da subito farla sentire a suo agio in questa nuova formazione.
Anche Giuliano Pisapia vuole tenerla nella sua lista.

Come federatore e organizzatore di liste Pisapia non è fortissimo. Saremo più bravi noi.

A proposito di liste, il leader l’avete scelto dall’alto, l’ha scelto il vostro gruppo dirigente. Come sceglierete i candidati?

Ecco un altro impegno che mi prendo con forza. Sono sicuro che gli altri condivideranno. Dobbiamo scegliere i candidati e le candidate con un’ottica di piena rappresentatività. Vogliamo un connubio fra società politica, competenze, associazioni. Abbiamo scelto un leader più civico che politico, faremo scegliere i candidati dal basso. Lo dico a Tomaso Montanari, che continua a fare polemica su questo.

Eravate partiti promettendo le parlamentarie, al momento avete scelto un leader con un applauso. Siate sinceri, non c’è tempo per la democrazia.

Bisogna trovare un meccanismo di selezione serio e rigoroso anche perché abbiamo la legge elettorale meno democratica del mondo dal punto di vista della selezione delle persone. Ricordo a Pisapia che l’hanno fatta i suoi alleati.

Che rischiate di scegliere tutto dall’alto non è obiezione che arriva solo dagli ex compagni di strada del Brancaccio.

A loro dico: incontriamoci sul programma, ci dicano nel merito cosa non funziona, se ci sono delle sensibilità da promuovere sono benvenuti tutti, l’importante è che si colga la sfida, non solo il proprio narcisismo. È urgente rimobilitare il popolo del No al referendum. Ricordo che in quell’occasione un anno fa qualcuno scelse di fare una compagna tutta contro D’Alema. Se Renzi farà contro D’Alema anche questa per noi va benissimo. La nostra lista prenderà un voto più delle altre.

Torniamo a Grasso. Renzi dice che non avrà voce in capitolo. In effetti fin qui della lista avete deciso tutto voi, anche la sua presenza. Lui ha solo detto sì.

Secondo me Grasso deciderà molto e informerà delle sue idee la nostra campagna elettorale. Noi fin qui abbiamo rispettato le forme della sua terzietà ma il confronto sul programma e sulla campagna c’è stato, Grasso non solo condivide ma sarà garante delle candidature e della loro scelta democratica. Sarà il metodo «Grasso», non la prepotenza del metodo Renzi.

Il Pd paventa che da presidente del senato non sarà più super partes.

Fino a dieci giorni fa Grasso era del Pd e il Pd lo considerava un ottimo presidente. Non credo che quindici giorni riusciranno a compromettere tutta questa stima.