Ora la legge deve passare l’esame del Senato ma il primo passo è stato fatto. In futuro sarà più semplice per un bambino figlio di immigrati diventare cittadino italiano. La riforma della cittadinanza è stata infatti approvata ieri dalla Camera con 310 voti a favore (maggioranza più Sel), 66 contrari (Lega, FdI e Fi) e 83 astenuti tra i quali i senatori del M5S. Un via libera avvenuto in un clima inizialmente surreale, con la diretta televisiva che ha mostrato il dibattito avviarsi in un’aula praticamente deserta. Chi avrebbe voluto che le nuove norme fossero più aperte nei confronti dei figli di quanti sono immigrati nel nostro paese (ma anche degli adulti, esclusi dal provvedimento) spera adesso di poter migliorare il testo nel prossimo passaggio a palazzo madama. A destra invece, oltre alle previste grida della Lega, per Fratelli d’Italia Giorgia Meloni ha già annunciato di voler ricorrere al referendum abrogativo mentre Renata Polverini si è schierata in contrasto con Forza Italia votando a favore.
Il vecchio ius sanguinis va quindi in soffitta, messo da parte dalle nuove norme che rappresentano un insieme di regole tra lo ius soli temperato e uno ius culturae. Contrariamente a quanto accade oggi, per cui un o straniero può chiedere la cittadinanza solo se ha risieduto nel nostro paese legalmente e senza interruzione fino al compimento della maggiore età, in futuro è previsto che potrà richiedere il passaporto chi è nato in Italia da genitori stranieri, non comunitari, dei quali almeno uno sia in possesso del permesso di soggiorno Ue di lungo periodo. Tra gli altri requisiti richiesti c’è l’obbligo di avere un reddito non inferiore all’importo annuo dell’assegno sociale (448 euro per 13 mensilità), la disponibilità di un alloggi che risponda ai requisiti previsti dalla legge e il superamento di un test di conoscenza della lingua italiana.
La parte che riguarda lo ius culturae prevede invece il riconoscimento della cittadinanza italiana ai bambini entrati in Italia o arrivati entro il dodicesimo anno di età che abbiano frequentato regolarmente per almeno cinque anni uno o più cicli di studio o seguito percorsi di istruzione e formazione professionale. E’ richiesto che i ciclo di studi sia superato con successo, over con l’idoneità al ciclo di studi superiore. Prevista infine anche la naturalizzazione, cioè la possibilità di ottenere la cittadinanza per lo stranieri centrato in Italia prima del compimento della maggiore età e avendovi risieduto legalmente almeno sei anni duranti i quali ha frequentato un ciclo scolastico. Una possibilità che riguarda soprattutto i minori arrivati in Italia con un’età compresa tra i 12 e i 18 anni. Infine la norma transitoria prevede l’applicazione delle nuove disposizioni anche ai 127 mila stranieri in possesso dei nuovi requisiti ma che abbiano superato al momento dell’approvazione della legge, il limite di età dei 20 anni per farne richiesta.
«La Camera ha contribuito oggi ad abbattere un muro, al tempo in cui i muri conoscono una nuova, triste popolarità», è stato il commento della presidente Laura Boldrini. «Approvando il testo sulla cittadinanza, Montecitorio fa cadere la barriera che per troppo tempo ha tenuto separati tanti giovani e giovanissimi nuovi italiani dai loro compagni di scuola e di gioco», Soddisfazione è stata espressa anche da Pd e Sel, anche se i vendoliani definiscono la legge «un compromesso al ribasso» perché esclude gli adulti. Il M5S ha invece spiegato la scelta dell’astensione ritenendo la legge «inutile, che non semplifica la materia ma la complica ulteriormente, frazionando i diritti e mettendo, nero su bianco, che non tutti sono uguali di fronte alla legge».