L’annuncio in qualche modo era nell’aria visto che se ne parlava da giorni, ma rappresenta comunque una sorpresa, almeno per la tempistica. Giovedì prossimo, 3 ottobre, la commissione Affari costituzionali della Camera riprenderà la discussione sullo ius culturae, la riforma della cittadinanza che, se approvata, consentirà finalmente ai figli degli immigrati che vivono regolarmente nel nostro Paese di diventare cittadini italiani. Una novità, visto che l’argomento non è neanche accennato nel programma di governo di Pd e M5S, che adesso invece potrebbero trovare un accordo per arrivare in tempi stretti a un via libera per le nuove norme. «Siamo ancora all’inizio, ma credo che si possa lavorare per introdurre lo ius culturae legando la cittadinanza alla positiva conclusione di un ciclo di studi, e non alla sola frequenza» spiega il presidente della commissione, il pentastellato Giuseppe Brescia.

Prudenza, quindi, ma il fatto che si ricominci a parlare di una riforma che inciderebbe profondamente sulla vita di circa un milione di ragazzi è comunque un passo importante. Al momento sono tre i pdl presenti in commissione: uno a firma Laura Boldrini presentato l’anno scorso quando l’ex presidente della Camera, oggi Pd, era ancora una parlamentare di LeU. Il secondo è del dem Matteo Orfini e, infine, c’è il testo di Forza Italia a firma Renata Polverini.

Atteso anche una proposta del M5S. Per sgomberare il campo di equivoci e facili strumentalizzazioni sarà bene chiarire subito che nessuno dei testi che verranno esaminati prevede l’applicazione dello ius soli (sei italiano se nasci in Italia), ma la cittadinanza sarà un riconoscimento possibile solo a determinate condizioni, che vanno dall’obbligo per almeno uno dei genitori di aver soggiornato regolarmente come minimo per un anno nel nostro Paese, al conseguimento di un titolo di studio al termine di un ciclo scolastico. «Personalmente credo che lo ius culturae possa rappresentare una soluzione ragionevole, anche perché mette al centro le nostre scuole come potente fattore di integrazione» prosegue Brescia, che sarà anche relatore dei testi. «Spero che la politica tutta, maggioranza e opposizione, si dimostri all’altezza di un dibattito che chiama in causa diritti e doveri, appartenenza e inclusione».

Inutile sperare in un confronto sereno. Al solo sentir parlare di riforma della cittadinanza la Lega ha infatti già alzato le barricate: «Se pensano di regalare la cittadinanza per tenere in piedi il governo abusivo dei traditori e dei poltronari hanno sbagliato di grosso» ha promesso nei giorni scorsi Matteo Salvini. Di segno chiaramente opposto le reazioni che provengono da chi ha sempre sostenuto il diritto a diventare cittadini di centinaia di migliaia di giovani che italiani lo sono già di fatto. Come ricorda Riccardo Magi: «L’attuale legge è anacronistica, non tiene conto di un’Italia che già c’è, fatta di persone che è giusto che abbiamo diritti e doveri da cittadini», è il commento del deputato di +Europa. E come lui la pensa Matteo Orfini, che invita la maggioranza a procedere alla stessa velocità impressa al taglio del numero dei parlamentari: «Si utilizzi la stessa urgenza e la stessa fretta – sollecita il deputato dem – per riconoscere diritti a cittadini italiani a cui vengono negati, a bambini che frequentano le stesse scuole dei nostri figli. Non possiamo fermarci per paura di Salvini».