Si sono presentati in tanti, e tantissimi sono stati i bambini. Seduti a terra, accanto a genitori e insegnanti, hanno riempito di disegni colorati grandi fogli di cartoncino bianco. Tanti colori come tanti – e allegri – erano i colori delle persone, adulti e ragazzi, che rispondendo all’appello di «L’Italia sono anch’io» e #italianisenzacittadinanza ieri si sono presentate in piazza Montecitorio per chiedere che il Senato approvi il disegno di legge sullo ius soli, cosa che li renderebbe finalmente cittadini italiani anche per lo Stato. Un diritto che sembrava a portata di mano e che invece gli interessi elettorali di qualche partito e lo scarso coraggio del governo stanno rendendo sempre più lontano.

Loro però, i ragazzi nati in Italia da genitori immigrati, non si scoraggiano e per l’ennesima volta sono tornati a chiedere alla politica di fare il suo dovere. Lo hanno fatto cantando l’inno di Mameli o «Sono un italiano» di Toto Cotugno (certo, su alcune scelte musicali si potrebbe discutere) ma soprattutto riempiendo la piazza con la loro presenza. «C’hai ragione nun so’ italiano, Io so’ nato a Roma e so’ romano», dice il cartello alzato da un bambino, mentre un altro si adegua perfettamente alle esigenze di chi, come il ministro degli Esteri Angelino Alfano, dopo aver votato la legge alla Camera adesso lo vorrebbe più modellata sullo ius culturae: «Te lo dico anche in latino: io sono un cittadino».

«Dovete continuare a sorridere» dice a tutti Emma Bonino, presente in piazza con il segretario di Radicali italiani Riccardo Magi. «E a tutti l’anziana leader radicale chiede «di continuare a sorridere». «So che verrà il tempo dell’approvazione – dice -, che per me è già ora perché il Paese è già cambiato e a questi ragazzi dico di tenere, non cedere alla rabbia, di non lasciarsi deprimere».

Certo, vedendo come si comportano certi politici, che prima parlano dello ius soli come un «fiore all’occhiello» del proprio partito e poi lo abbandonano per inseguire la destra, un po’ di depressione potrebbe anche venire. E non solo a questi ragazzi. Ma per fortuna non ci sono solo loro e così in piazza si vedono anche molti degli insegnanti che hanno dato vita a uno sciopero della fame a staffetta per sostenere il ddl sulla cittadinanza. Sciopero che il senatore Luigi Manconi ha rilanciato chiedendo ai politici di aderire. In molti lo hanno fatto, anche esponenti dell’esecutivo. Dopo il ministro Graziano Delrio ieri è stata la volta di «altri due membri del governo, i sottosegretari Scalfarotto e Migliore» proclama Manconi, che annuncia anche di aver ricevuto una telefonata da Roberto Benigni. L’attore era in partenza per gli Stati uniti «ma ha detto di stare con noi con tutto il cuore e di essere favorevole a una legge bellissima» spiega Manconi, convinto che «l’obiettivo è ancora raggiungibile. Da qui possiamo dare una lezione alla politica: non bisogna avere paura dei diritti». Un giudizio condiviso anche dalla presidente della Camera, che nel pomeriggio incontra una delegazione di giovani. «Pensare che non si debba approvare questo testo perché si va in campagna elettorale – dice Laura Boldrini – è un grande errore politico, un grande errore di subalternità politica».

Oltre a Roma, manifestazioni per chiedere l’approvazione dello ius soli si sono svolte anche a Bologna, Firenze e Palermo. Iniziative che per la senatrice Loredana De Petris dimostra «che non è vero che l’Italia è tutta xenofoba., tutta contraria a una legge giusta come lo ius soli. C’è una maggioranza silenziosa – prosegue la capogruppo di Sinistra italiana al Senato – che vuole questa legge. Il Senato la approvi prima della legge di stabilità».