Sono oltre quaranta i comuni italiani, tra piccoli e grandi, che fanno parte della Rete europea delle Città Libere dai Pesticidi aderente Pan Europe (Pesticide Action Network). La prima amministrazione comunale a dire di sì alla Rete è stata quella di Occhiobello, in provincia di Rovigo, alla quale poi se ne sono aggiunte altre e anche alcuni capoluoghi di provincia come Varese, Belluno, Ragusa. «L’adesione al progetto richiede la firma di un protocollo», racconta Michela Bilotta, responsabile della Rete, «con il quale il comune s’impegna a vietare l’uso dei pesticidi chimici nelle aree verdi urbane – come parchi, campi sportivi, aiuole, cimiteri -, a intraprendere iniziative di sensibilizzazione verso i cittadini e a migliorare la biodiversità attraverso azioni in favore del verde urbano».

IL PROGETTO CITTÀ LIBERE DAI PESTICIDI (www.citta-libere-dai-pesticidi.info), che coinvolge tutta Europa, nasce in Italia alla fine del 2017 anche se in altre parti del Continente questa sensibilità esisteva già anni: in Danimarca, per esempio, dal 1998. «Non nascondo che l’idea fu accolta da un certo scetticismo, ma dopo solo poche settimane dal lancio», afferma Bilotta, «decine di comuni avevano già aderito alla Rete con entusiasmo. Tutto ciò a testimonianza del fatto che, sebbene a macchia di leopardo e in maniera non omogenea, in Italia esistano realtà locali molto attive e ricettive per quanto riguarda le politiche ambientali. Gli studi scientifici dimostrano», continua la responsabile della Rete, «l’effetto nocivo derivante dall’esposizione ai pesticidi, soprattutto sui bambini e addirittura sui nascituri, pertanto un numero crescente di cittadini e di amministrazioni si stanno dando da fare per proteggere la salute delle persone».

ALCUNI COMUNI ADERENTI ALLA RETE hanno messo in piedi iniziative ancora più restrittive di quello che prevede il protocollo o originali. «A Malles (Bolzano) è stato esteso il divieto dell’uso dei pesticidi ai terreni agricoli, mentre a Loro Ciuffenna (Arezzo) e Melpignano (Lecce) anche ai giardini privati. Sempre in questo borgo del Salento», aggiunge Bilotta, «è stato “assunto” un asino che fa da tosaerba tenendo puliti giardini e aiuole. A Limatola (Benevento) è stato affisso un cartello con il logo delle Città Libere dai Pesticidi per comunicare ai cittadini il nuovo percorso sulle politiche ambientali. Ancora. Il Comune di Roseto Capo Spulico (Cosenza) offre ai visitatori una vacanza completamente pesticide free, dalle aree verdi ai prodotti biologici». In Europa il progetto sta trovando consensi e, fatto molto importante, alcune capitali, come Tallin (Estonia), Lisbona (Portogallo) e Zagabria (Croazia), ne fanno già parte.

LA SEDE DELLE CITTÀ LIBERE DAI PESTICIDI è a Bruxelles, dove lavora anche Michela Bilotta, per essere più vicini alle istituzioni dell’Unione europea. «Questo ci permette di fare sensibilizzazione e pressioni», prosegue la responsabile della Rete, «affinché gli organismi comunitari europei attuino politiche di difesa ambientale. Lo dimostra l’evento organizzato nel settembre dello scorso anno al Parlamento Europeo, grazie al quale i sindaci delle Città Libere dai Pesticidi hanno potuto confrontarsi con gli eurodeputati delle commissioni agricoltura e ambiente facendo presente le proprie esigenze. Al termine i sindaci e gli eurodeputati hanno firmato una dichiarazione congiunta per chiedere con forza alla Commissione europea, presente all’evento, il divieto dell’impiego dei pesticidi chimici in tutte le città europee. Questo evento, insieme ad altre azioni, nostre e di altre organizzazioni, è servito per indirizzare la Commissione verso la Strategia sulla Biodiversità, presentata proprio qualche settimana fa, con la quale si pone l’obiettivo», ricorda Michela Bilotta, «di ridurre l’uso dei pesticidi del 50% entro il 2030. È un primo passo, ma gli obiettivi possono e devono essere più ambiziosi, pertanto le nostre azioni non si fermano qui».

LA RETE DELLE CITTÀ LIBERE DAI PESTICIDI ha concluso anche due importanti collaborazioni. La prima attiva dal 2018 è con l’Associazione Borghi Autentici d’Italia che vede ben venti di questi borghi aderire alla Rete. «A questa partnership teniamo molto», spiega ancora Bilotta, «per il rilancio della nostra economia attraverso un turismo sostenibile, che affianca alla possibilità di ammirare bellezze paesaggistiche e artistiche, quella di riscoprire la dimensione più vera del contatto con la natura non contaminata da pesticidi in un contesto di convivialità autentica». L’altra, di pochi giorni fa, con l’Associazione Comuni Virtuosi, che opera a favore di una gestione sostenibile dei propri territori, sperimentando buone pratiche attraverso l’attuazione di progetti concreti legati alla gestione del territorio, all’efficienza e al risparmio energetico, nonché a nuovi stili di vita e alla partecipazione attiva dei cittadini.

«ADOTTARE POLITICHE GREEN NON VUOL DIRE SOLO, come a volte si tende a credere, salvare gli animali, piantare degli alberi e marciare per il clima. Ha un significato molto più ampio: creare un’economia circolare che offra nuove opportunità lavorative; dare nuova vita alle nostre città; tutelare la biodiversità; proteggere la salute dei cittadini attraverso quello che mangiamo, l’acqua che beviamo e l’aria che respiriamo. Ecco perché è miope non rendersi conto che l’unica direzione possibile è quella della sostenibilità e non può esserci vera sostenibilità continuando a usare.