Oscurata da guerre, crisi e attentati che sconvolgono la regione, messa ai margini da un crescente disinteresse, la questione palestinese fa fatica a trovare spazio nei media internazionali. Eppure il quadro politico è drammatico e non si arresta lo stillicidio di vite umane che non è circoscritto all’Intifada cominciata ad ottobre. Ieri in Cisgiordania i soldati israeliani hanno ucciso altri tre palestinesi, uno dei quali, secondo il portavoce dell’esercito, avrebbe cercato di pugnalare un militare.

 

Srour Abu Srour, del campo profughi di Aida, è stato colpito al petto da un proiettile sparato dai soldati durante la manifestazione di protesta contro il raid delle forze israeliane in via al-Sahl a Beit Jala (Betlemme). L’incursione è scattata dopo che colpi di pistola erano stati esplosi contro un posto di blocco militare. A Beit Jala diversi proprietari di negozi e ristoranti hanno denunciato devastazioni e distruzioni ad opera dei soldati. Altri due giovani sono stati uccisi nei pressi del villaggio di Beit Einun, vicino a Hebron, divenuto uno dei principali teatri di scontro tra israeliani e palestinesi. Muhammad Kawazba, di Sair, il villaggio dove vivevano quattro dei palestinesi uccisi la scorsa settimana, avrebbe tentato di accoltellare un soldato. Un secondo palestinese, Adnan al Mashni Halaika, 17 anni, di Shayoukh, è stato colpito e ferito mortalmente. Secondo la versione delle forze armate israeliane avrebbe portato Kawazba fino al bivio di Beit Einun per compiere il suo attacco. Colpito in pieno petto, al Mashni è morto in ospedale.

 

Dal mese di ottobre sono stati uccisi quasi 150 palestinesi (e oltre 20 israeliani e uno statunitense), 90 dei quali descritti dalle autorità israeliane come assalitori. L’eliminazione quasi sempre sul posto della maggior parte degli aggressori veri e presunti – non pochi dei quali con meno di 18 anni – continua a generare proteste e polemiche non solo da parte palestinese. La ministra degli esteri svedese, Margot Wallstrom, in un dibattito parlamentare nel suo Paese, ha invocato una indagine per determinare se Israele è colpevole di “esecuzioni extragiudiziali”. Non è la prima volta che Wallstrom solleva la questione della uccisione sommaria di palestinesi e dell’occupazione militare israeliana che dura dal 1967. Lo scorso novembre collegò gli attentati di Parigi all’insieme di frustrazioni maturate in Medio Oriente, «non ultime quelle palestinesi». Immediata anche ieri la reazione di Israele. «Con le sue dichiarazioni irresponsabili e stravaganti la ministra degli esteri svedese dà sostegno al terrorismo e incoraggia la violenza», ha protestato un portavoce governativo.

 

Intanto prosegue l’interrogatorio dell’attivista Ezra Nawi, del gruppo pacifista Taayush, arrestato all’aerporto di Tel Aviv mentre si accingeva a lasciare Israele. Nawi è accusato di aver passato all’Autorità nazionale palestinese informazioni sui palestinesi che vendono le loro terre ai coloni israeliani in Cisgiordania. Il caso rischia di aggravare la campagna contro le Ong e associazioni di sinistra in corso da mesi.