Anche quest’anno tornano le iniziative promosse dalla Fice (Federazione italiana cinema d’essai) per sostenere il cinema d’autore e l’affluenza del pubblico in sala durante l’estate, da decenni una delle sfide più impegnative per distributori ed esercenti italiani dato che nei mesi caldi i cinema chiudono i battenti causando tra l’altro un sovraffollamento di titoli tra l’autunno e la primavera.

 
Da quattro anni, per contrastare questa tendenza, la Fice propone alle sale associate una rassegna – «Racconti italiani» – dedicata ai documentari. Tra i sei film del programma 2017 ci saranno Mexico! Un cinema alla riscossa di Michele Rho (la storia di una sala indipendente, lo storico cinema Mexico di Milano) e Assalto al cielo di Francesco Munzi. Per il terzo anno torna anche «Estate d’autore», una selezione di prime visioni che saranno sugli schermi nel mese di giugno. Tre dei dodici film proposti vengono dal Festival di Cannes dell’anno scorso: Sieranevada di Cristi Puiu, Sognare è vivere di Natalie Portman e l’opera seconda di Alessandro Comodin: I tempi felici verranno presto.
Dallo scorso festival di Venezia vengono invece Un appuntamento per la sposa di Rama Burshtein e Una vita di Stéphane Brizé, mentre dalla selezione fuori concorso della Berlinale 2017 arriva Civiltà perduta di James Gray.

 

 

Rispetto alle tiepide speranze dell’anno precedente, i commenti del presidente Fice Dinoia sulla situazione del cinema nelle sale italiane sono improntati sullo sconforto: «Il box office è al 50% rispetto ai dati del 2016, e il pubblico si concentra solo su pochissimi film». D’altronde non c’è ancora «neanche l’ombra» dei tanto attesi decreti attuativi della legge sul cinema, dai quali si auspica una maggiore attenzione alle sale d’essai, e degli automatismi «per i film presentati ai principali festival, così da fornire certezze sulle programmazioni».

 

 

Dinoia si è espresso anche sul tema che ha tenuto banco per tutto il Festival di Cannes, cioè la disputa con Netflix: al festival francese con altre associazioni di cinema d’essai europee si è avallata la posizione del Festival (che dall’anno prossimo bloccherà l’accesso al concorso ai titoli Netflix) e del presidente della giuria Almodovar, dettosi contrario a premiare – come ha poi dimostrato – i film che non usciranno in sala. Una posizione intransigente in un panorama in cui una guerra frontale con i colossi dello streaming – peraltro uno dei titoli Netflix, Okja di Bong Joon Ho, era uno dei più «cinematografici» visti in concorso – rischia di essere controproducente. Nonché dettata dalle esigenze degli esercenti francesi e non dalla «sacralità» del cinema in sala dato che quando già due anni fa il Festival di Venezia presentò in programma due film prodotti da Netflix – Beasts of no Nation, uscito in sala, e Winter on Fire, poi candidato all’Oscar – da nessuna parte si gridò allo scandalo.