Sarà il clima di incertezza che si respira a ridosso della scadenza per il completamento dello spoil system (90 giorni dalla fiducia al governo), sarà che in certi ambienti ci si sta già preparando alla nomina del Garante nazionale dei diritti dei detenuti – collegio finalmente istituito dall’ultimo decreto «svuota carceri» e che verrà nominato dal capo dello Stato su indicazione del governo –, sarà per questo o per l’imminente deadline del 28 maggio imposta dalla corte di Strasburgo o altro ancora, ma nelle stanze del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria tira una strana aria. Nervi a fior di pelle, evidentemente, se nei giorni scorsi dalla sede romana di Largo Luigi Daga è partita, alla volta dei provveditori regionali e dei direttori generali dell’amministrazione penitenziaria, una circolare firmata dal vice capo Dipartimento, Dott. Luigi Pagano, che vieta d’ora in poi di fornire direttamente «dati ed informazioni sugli istituti penitenziari» all’«Associazione Antigone», «onde evitare incoerenze pregiudizievoli in ordine all’immagine esterna dell’amministrazione». Pagano si riferisce con ogni evidenza alla querelle sui posti realmente disponibili nelle carceri, risolta nell’ottobre scorso dall’allora ministra Annamaria Cancellieri che pubblicamente ammise: «I letti sono 37 mila e non 47 mila come calcola il Dap». Ogni richiesta da parte di Antigone, si legge ancora nella circolare, dovrà invece essere girata «a questo Dipartimento, il quale provvederà a valutarla secondo le linee di massima trasparenza alle quali si ispira».

In effetti da qualche giorno (la circolare è datata 25 marzo) gli operatori di Antigone avevano trovato la strada particolarmente sbarrata al loro lavoro. Quando Patrizio Gonnella, presidente dell’associazione, ne ha capito il motivo, ha scritto a Pagano e al capo del Dap, Giovanni Tamburino, informando anche il Guardasigilli Andrea Orlando e il suo capo gabinetto Giovanni Melillo che erano all’oscuro dell’iniziativa. In questa «fase cruciale per il cammino delle riforme» che richiede «determinazione» e «massima trasparenza», scrive Gonnella, un tale “suggerimento” appare come «un pericoloso passo indietro» da parte di un’amministrazione che negli ultimi tempi aveva mostrato apprezzabili «aperture informative». Dopo aver spiegato nei dettagli le conseguenze di un simile ordine, sia sul loro lavoro di informazione, sia sull’immagine pubblica del Dap stesso, Gonnella chiede che la circolare sia ritirata e che venga consentito ad Antigone, «come abbiamo sempre fatto a partire dal 1998, di raccogliere dati direttamente dai direttori di Istituto, anche al fine di non rinchiuderli dietro un imbarazzante silenzio».

Nelle ultime ore, il Dap sembra aver fatto un passo indietro su questa vicenda, anche se la circolare non è stata ancora ritirata. Forse presto Antigone potrà ricominciare a svolgere il suo prezioso lavoro, ma nel frattempo bisognerà vigilare sulla nomina del Garante nazionale dei detenuti, sperando che la scelta cada su una persona che porti un respiro internazionale e che sia estranea agli equilibri di potere interni all’amministrazione penitenziaria.