In una cella del carcere di Monza, trascorrono le vacanze natalizie Fulvio De Santis (ex vicesindaco e assessore all’Ambiente del Comune di Frosinone, con un passato politico nel Fronte della gioventù, poi Msi, An, Fli) e Giovanni Battista Ricciotti, detto Ciccio, noto architetto e faccendiere ciociaro. Non vedranno il tradizionale presepe di Fiorillo, quest’anno. A spingerli a oltre 600 chilometri da Frosinone è una torbida vicenda di corruzione, turbativa d’asta pubblica, truffa aggravata ai danni di enti pubblici ed emissione di fatture false. Il procedimento, dalle prime risultanze acquisite, sembra destinato a ingrandirsi ed estendersi a macchia di leopardo.
L’indagine, di più larga scala, ha, come principale protagonista, una ditta di Monza, la Sangalli Giancarlo & C. srl, i cui titolari sono stati anche loro arrestati (ora ai domiciliari). E hanno cominciato a parlare, rendendo indigesto il panettone a molti politici italiani, a diverse latitudini. L’inchiesta, denominata clean city, riguarda un’ipotesi di corruzione nell’affidamento di appalti nel settore della raccolta e dello smaltimento di rifiuti in vari comuni (oltre a Frosinone, Monza, Andria, Canosa e molti altri). Secondo gli inquirenti, sarebbero state corrisposte tangenti per 14 milioni di euro, per ottenere l’affidamento di lavori per 260 milioni di euro. A Frosinone, le presunte tangenti corrisposte sarebbero pari al 10% dell’importo dei lavori affidati (per oltre 25 milioni di euro).
Al centro dell’inchiesta, il sospetto comportamento del Comune frusinate che affidò l’incarico di approntare il bando della gara di appalto a una società di consulenza di Bolzano, la Ideocon, la quale avrebbe perseguito gli interessi della Sangalli, confezionando un bando cucito su misura. Tanto che, a parteciparvi, fu la sola Sangalli (altre quattro imprese del settore si ritirarono), nonostante l’importo plurimilionario dovesse fare gola a molti. Poi, l’intervento della guardia di finanza lombarda, su ordine della magistratura di Monza, ha bloccato l’operazione e scoperto le carte. Le indagini avranno il loro corso, e la presunzione di innocenza è d’obbligo (in un paese in cui le carceri sono piene di imputati che risulteranno innocenti, come è d’obbligo la solidarietà ai carcerati in un paese già condannato per violazione dei diritti umani), ma se le responsabilità penali sono ancora da accertare, quella politica pare evidente.
Il sindaco di Frosinone, Nicola Ottaviani (Pdl), ha imposto, ottenendole, le dimissioni del suo fido De Santis, dalla carica di vicesindaco e di assessore all’Ambiente. Anziché chiedere quelle altrui, avrebbe dovuto rassegnare le proprie, di dimissioni. Ma, troppi esempi lo hanno confermato, l’assunzione delle proprie responsabilità non è virtù diffusa nel nostro paese. Intanto, Frosinone attraversa un periodo di grave crisi economica (oltre che morale) accresciuta dalle politiche di austerità e di spendig review imposte a livello nazionale ed europeo. Politiche che producono vittime in continuazione. Fra di loro, decine di famiglie della Multiservizi (società che svolge servizi di interesse pubblico, detenuta dal Comune di Frosinone, oltre che dalla Regione Lazio e da altri enti locali), recentemente messe sulla strada dall’attuale Amministrazione comunale. Per salvare loro, oltre che per garantire gli importanti servizi che la società svolgeva, non si sono trovati i soldi e ogni soluzione pareva impedita da insormontabili vincoli di bilancio. A quanto pare le politiche di austerità non hanno impedito invece lo scambio di tangenti e l’affidamento di appalti truccati. A questo ci ha dovuto pensare la magistratura lombarda.