Nei sondaggi pubblicati a inizio maggio sui quotidiani c’erano naturalmente anche loro. Tutti davano per scontato che il M5S, pur di rincorsa con il suo 20% scarso alle politiche di marzo, sarebbe stato della partita. In questi anni Beppe Grillo era stato più volte in città a lanciare accuse alle assemblee dei soci del Monte dei Paschi. Più recentemente, la presentazione del libro “Morte dei Paschi”, l’attivismo nella commissione di inchiesta regionale sulla banca, e la costante presenza alle conferenze stampa per fare piena luce sulla morte dell’ex responsabile comunicazione David Rossi, erano altrettanti indizi di una presenza politica di tutto rispetto. Cancellata in un amen dalla mancata “certificazione” della lista senese da parte dei vertici nazionali. Senza alcuna spiegazione ufficiale.
Per gli attivisti senesi è stata una doccia gelata. Per Luca Furiozzi, che in rapida successione è stato bocciato sia come candidato al Parlamento che come aspirante sindaco, ancora di più. Dal Meetup è arrivato un comunicato che non lascia spazio a equivoci: “Il MoVimento 5 Stelle non sarà presente alle prossime elezioni amministrative di Siena. Eppure, la documentazione per il rilascio della necessaria certificazione era stata spedita come da regolamento il 20 marzo: da allora, nonostante ripetute sollecitazioni, non abbiamo ricevuto alcun riscontro. Nessuna richiesta di integrazioni, nessuna contestazione: se anche ci fosse stata una qualsiasi irregolarità, in quasi 50 giorni si sarebbe certamente potuta sanare”.
In città la spaccatura viene spiegata con le critiche del Meetup locale alla candidatura di Salvatore Caiata, imprenditore ben conosciuto ma in odore di guai con la giustizia, poi eletto (a Potenza) ma subito passato ad un altro gruppo parlamentare. A posteriori era invece stata profetica l’altra candidatura di Leonardo Franci, già tesserato leghista, che pure non aveva sfondato.
Sul punto specifico, sono in tanti a pensare che dietro la scelta di Franci ci fosse una tappa di avvicinamento al futuro alleato governativo leghista. Una sensazione rafforzata dai plateali mal di pancia della stessa Lega di fronte alla decisione congiunta del centrodestra toscano di candidare il civico Luigi De Mossi, sponsorizzato apertamente da Forza Italia. “È la conferma di un legame destinato a stringersi tra Lega e 5 Stelle – tira le somme Riccardo Nencini del Psi, eletto nel collegio senese-aretino – perché a pensar male si fa peccato ma molto spesso ci si azzecca”.
Almeno ufficialmente, i pentastellati senesi si sono comunque tenuti lontani dalla bagarre. “Non ho mai dato indicazioni di voto in passato – ha spiegato il portavoce e consigliere comunale Michele Pinassi – e non le darò adesso, ma intendo sollecitare tutti i candidati sindaco ad esprimersi sui temi più importanti per la città. Il nostro elettorato è fatto di teste pensanti che sapranno valutare chi li saprà rappresentare al meglio”.
Un fattore forse decisivo è infine quello rappresentato dal Monte dei Paschi. La “ricapitalizzazione precauzionale” con soldi pubblici, che ha portato il Tesoro a detenere circa il 70% dei titoli Mps, è stata molto apprezzata in una città che per tanti versi resta “Monte-dipendente”. Di qui la tenuta del Pd, con l’elezione di Pier Carlo Padoan che aveva come rivale il leghista Claudio Borghi. Di qui, con ogni probabilità, il tentativo congiunto di M5S e Lega di fare della banca una sorta di “braccio operativo” delle strategie economico-industriali del nuovo governo. Un buon viatico per Palazzo Pubblico prima, per la Regione Toscana poi. (ri.chi)