Dopo soli 5 giorni dall’entrata in vigore del nuovo sistema a fasce cambiano i colori delle regioni. Ieri sera il ministro della Salute Roberto Speranza ha firmato un’ordinanza che aumenta il livello di rischio da giallo ad arancione per Toscana, Liguria, Umbria, Abruzzo e Basilicata. Mentre la provincia di Bolzano- che già aveva adottato misure molto restrittive per essendo solo di colore giallo- passa direttamente al rosso, insieme a Piemonte, Lombardia, Calabria e Valle d’Aosta.

Le nuove misure scatteranno domani: ristoranti e bar chiusi tutto il giorno, divieto di entrata e uscita dalla regione senza validi motivi e stop agli spostamenti tra comuni. Questa stretta durerà 15 giorni, ma già il prossimo fine settimana-se la situazione dovesse peggiorare- potrebbe scattare la zona rossa.

LA DECISIONE SULLA CAMPANIA è stata rinviata a oggi: nelle ultime ore tecnici del ministero sono stati spediti a Napoli per verificare il sistema di raccolta dei dati sul Covid. Una sorta di ispezione, dunque, in una zona che rischia già nelle prossime ore di cambiare colore, dal giallo all’arancione.

Una stretta ulteriore, dunque, mentre i dati del contagio non accennano a placarsi. «La situazione continua a peggiorare – dice il direttore del Dipartimento di prevenzione del ministero Gianni Rezza – e giustifica l’adozione di interventi più restrittivi». Speranza ha firmato al termine della riunione del Comitato tecnico scientifico, che è iniziata subito dopo la cabina di regia tra ministero e regioni per esaminare il report sul monitoraggio dei dati dell’ultima settimana.

UN ESAME MOLTO COMPLICATO. La cabina di regia avrebbe dovuto riunirsi già sabato, ma è stata rinviata prima a domenica e poi a ieri pomeriggio per un problema di mancanza dei dati completi sui 21 indicatori che sono stati scelti per monitorare il livello del contagio. Secondo il governo i ritardi sono responsabilità delle regioni, in particolare alcune, quelle più sotto stress.

Ma Giovanni Toti, presidente della Liguria, sostiene invece che sia il meccanismo a essere troppo farraginoso: «Avevamo proposto un sistema di dati più semplificato e veloce da analizzare, rischiamo di prendere decisioni su dati vecchi, di arrivare in ritardo. Prego gli scienziati di mettere meno indicatori».

Fatto sta che il meccanismo di monitoraggio creato ad aprile appare complessivamente in sofferenza a monte, e cioè nella raccolta dei dati: di qui le difficoltà nel sistema di assegnazione dei colori alle regioni. E tuttavia il premier Conte difende il nuovo sistema “a colori”. E non intende procedere almeno per ora a un nuovo lockdown nazionale.

TOTI NON SI MOSTRA ENTUSIASTA della scelta del governo: «Sono perplesso sulla differenza di trattamento rispetto alla scorsa settimana, a fronte di numeri più o meno simili, ma ritengo sia doveroso non entrare in polemica con il governo e prendere atto di questa decisione. I nostri ospedali sono in sofferenza».

Eugenio Giani, presidente della Toscana, accetta di buon grado: «Facciamo il sacrificio ora per poterne uscire il prima possibile. Dobbiamo fare squadra, le regioni e il governo devono cercare di smussare, e di essere molto unite. Ogni regioni deve rispettare le decisioni del Cts, io mi fido del lavoro che stanno facendo».

Il presidente della Basilicata Vito Bardi, di centrodestra, non esclude misure ancora più restrittive. Mentre la governatrice dell’Umbria Donatella Tesei (Lega) ricorda come la sua regione «si è attrezzata e portata avanti con il piano di salvaguardia», installando anche un ospedale da campo. Ma deve ammettere che «purtroppo l’evoluzione e i numeri straordinari di questa seconda ondata stanno facendo cambiare i colori a tante regioni e con molta velocità».

IN ABRUZZO IERI IL RECORD di contagi, 625 nuovi casi in un giorno. Il governatore Marco Marsilio (Fdi), è polemico: «Non sono in grado di capire se sulla lettura dei dati c’è oggettività di condivisione o meno. Ma non credo che questa zona arancione, rispetto a quella gialla, possa avere una speciale efficacia: si colpiscono soltanto i ristoranti e i bar, che vengono chiusi tutto il giorno…».

Il ministro per gli affari regionali Francesco Boccia butta acqua sul fuoco: «Il lavoro comune continua, la collaborazione con le regioni è totale. Le zone non sono una pagella ma un’assunzione comune di responsabilità, così come il virus non deve essere considerato una colpa né per i territori né per i contagiati».