Cinque anni dopo i fatti, gli antirazzisti di Fermo tornano in piazza per ricordare l’omicidio di Emmanuel Chidi Namdi. Era il 5 luglio del 2016 quando, rispondendo a degli insulti razzisti rivolti a sua moglie Chinyere («African scimmia», si sentì dire dietro mentre passeggiava verso la piazza centrale della cittadina), Emmanuel morì ucciso dalle botte di Amedeo Mancini.

L’assassino, dopo aver patteggiato una pena a quattro anni per omicidio preterintenzionale aggravato dall’odio razziale, è completamente libero già da tempo, mentre Chinyere è andata via dalla provincia marchigiana, lontana dalla città che si è commossa solo per qualche giorno e poi è andata oltre, rimuovendo non solo la morte di Emmanuel, ma anche le sue cause, il clima non meno che infame che troppo spesso si respira in provincia.

Al sindaco Paolo Calcinaro, d’altra parte, bastò meno di una settimana per mettere assassino e assassinato sullo stesso piano: «Sono entrambe vittime», disse qualche giorno dopo i funerali di Emmanuel, nell’estate di cinque anni fa. Chinyere, prima di andare via, rinunciò anche ad ogni pretesa di risarcimento in cambio dell’impegno da parte del condannato a pagare cinquemila euro per il rimpatrio della salma in Nigeria. 

Domani sera, alle 18 e 30, l’appuntamento è in piazza del Popolo, con interventi di Neri Marcoré, dell’europarlamentare del Pd Pietro Bartolo, di Annachiara Ruzzetta (The Azadi Project), Paolo Pignocchi (Amnesty International), Mahmadou Keita, Andrea Costa (Baobab Experience) e Alessandro Metz (Mediterranea).

«Noi continuiamo a non voltarci dall’altra parte – fanno sapere gli organizzatori del Comitato 5 Luglio – continuiamo a voler far crescere, soprattutto tra i giovani, le idee di eguaglianza, libertà e solidarietà della Costituzione repubblicana».