La risposta dell’Anec, l’associazione degli esercenti cinematografici, arriva subito dopo il rinvio del consiglio dei ministri che doveva discutere il ritorno alla capienza completa di sale cinematografiche e dei luoghi dello spettacolo. Poche righe,in cui ringraziando il ministro della cultura Franceschini per la sua azione a favore del settore si sottolinea la necessità di aprire a questo punto un confronto con «le maestranze, i sindacati, tutti i professionisti del cinema», in attesa del 1 ottobre data a cui è stata rinviata la decisione.
La questione non è semplice, visto che se da una parte proprio Franceschini ha più volte sollecitato la necessità di riportare le sale a numeri più alti, dall’altra c’è l’opposizione secca del ministro della salute Speranza. In realtà in diversi paesi, primi fra tutti la Francia, le sale sono tornate al 100% già da prima dell’estate, e visti i severi protocolli di sicurezza per accedere al cinema a teatro o a un concerto – ovvero Green pass obbligatorio e mascherina indossata l’intera durata dell’evento – si fa davvero fatica a comprendere il perché di tanta severità. E questo se paragonato alla situazione, ad esempio, dei ristoranti o dei bar nei nei quali anche le sale interne sono ormai affollate e ovviamente per mangiare la mascherina si deve togliere.

A SPERARE nel ritorno alla piena capienza è stata già la Mostra di Venezia – il governo francese aveva dato il via libera poco prima dell’inizio del festival di Cannes – che invece si è trovata dimezzata. La decisione di tornare alla «normalità» aiuterebbe forse il box office che in questi primi giorni di riapertura della nuova stagione cinematografica ha esiti abbastanza poco incoraggianti, in vista anche delle prossime uscite coi titoli veneziani o come Tre piani di Nanni Moretti molto attesi.
Non si tratta infatti solo di numeri, è soprattutto una questione simbolica: il fatto di penalizzare a tal punto i luoghi dello spettacolo produce anche una insicurezza nel pubblico che forse si chiede se davvero lì non c’è un pericolo maggiore che altrove. E appunto è assurdo a fronte de ritorno a pieno regime di treni, aerei o appunto ristorazione e quant’altro. Le sale, anche a causa della concorrenza sempre più feroce delle piattaforme, che in un anno di pandemia hanno creato nuove abitudini, sono tra le realtà più penalizzate. Sostenere e promuovere chi resiste e cerca di andare avanti sarebbe da parte del governo un bel segnale.