I temi che affronterò sono due, il primo necessario per smentire un’affermazione estetico-cinematografica che mi è stata “incautamente” attribuita, il secondo, concerne il tema della libertà d’espressione e d’informazione, questione seria e che andrebbe trattata seriamente.

Andiamo per ordine. Io non ho mai scritto che Francesco Rosi nel suo capolavoro Le mani sulla città, faceva i “nomi” reali dei colpevoli che avevano sfigurato la Napoli dei primi anni ’60, come invece sostiene arbitrariamente un mio collega, interpretando in maniera errata il mio commento ad un suo articolo. Avevo parlato di “responsabilità” che come tutti sappiamo, nel film vengono veicolate attraverso personaggi di fantasia.

Passiamo alla seconda questione, sulla quale ho il dovere morale e civile di intervenire, ovvero il tema della libertà d’espressione. Cosa mette a rischio la libertà di parola? Beh, a mio avviso non certo Facebook.

La libertà di stampa come di espressione, deve essere garantita dalla costituzione italiana, dal diritto e soprattutto dall’etica di un sistema di informazione che tuteli il pluralismo delle idee, non dall’imprenditore Mark Zuckerberg. Facebook è un soltanto un social, con delle regole, magari discutibili, ma che se non le si condividono, si può decidere di non avere un account.

Chi mette invece veramente a rischio la libertà d’espressione e di informazione in Italia, ricordiamolo sempre, classifica da Reporters sans frontieres 77esima per libertà di stampa, è quel sistema lobbystico che è dietro sia la maggioranza dei giornali che gran parte del cinema industriale.

Attualmente essere liberi è difficilissimo per un produttore cinematografico. Posso testimoniarlo personalmente. Ti trovi contro l’immensa macchina del sistema-cinema statale e “privato-statale”. Ci si trova contro la critica, che ormai, ma ci sono delle felici eccezioni, si occupa di fare Marketing al cinema delle lobbies. Ci si trova contro l’organizzazione dei Festival principali, perché devono essere la vetrina dei film made in Italy finanziati con denaro pubblico e non c’è spazio per altro.

Ci si trova contro, purtroppo, per me è la maggiore ferita, anche tutti quei colleghi che lavorano in quel sistema-cinema finanziato con soldi pubblici. Ci si trova contro, quasi sempre, i grandi quotidiani che hanno spesso la recensione positivissima di un film accanto al trailer e spacciano uno spot pubblicitario per non una notizia.

Per terminare, l’unico mio auspicio è che i temi seri come la libertà di stampa e la libertà d’espressione, vengano trattati con massimo rispetto e non tirati in ballo per questioni da social network. Non spostiamo il centro del problema affinché non se ne parli nella maniera corretta! In ogni caso non servirà a fermare la mia mission!