Il 15 ottobre scorso, il Presidente della Repubblica francese Emmanuel Macron ha annunciato di aver disposto un coprifuoco dalle 21 alle 6 in otto grandi centri (vedi manifesto del 17 ottobre). Nelle ultime ore, si sono moltiplicati gli appelli di attori, registi, personalità diverse, per chiedere delle misure speciali per il mondo spettacolo. L’Acid (Association du cinéma indépendant pour sa diffusion) ha pubblicato un comunicato bellicoso dal titolo «Sotto il coprifuoco, la brace» (allusione al più famoso slogan del 68, «Sotto il pavé, la spiaggia») e che comincia con la frase seguente: «da 24 ore, noi tutti, cineasti e attori dell’insieme del cinema indipendente, siamo basiti ». Dopo il lockdown, il comparto del cinema indipendente si era rimboccato le maniche per tentare, con inventività e coraggio, di non cedere all’inedia.

MOLTE SALE non ce l’hanno fatta. Tra le tante, il cinema Accattone, storico luogo della cinefilia parigina, ha chiuso i battenti per sempre. Altre hanno cercato di reagire adattando, per quanto possibile, le strutture esistenti ai nuovi e complessi protocolli sanitari. Per tutti questi esercenti che stavano cercando di rialzarsi, la notizia del coprifuoco è, citiamo ancora il comunicato dell’Acid, «una coltellata alla schiena». L’ora di inizio del divieto di circolazione impedisce alle sale di programmare dopo le 18. Dati Cnc alla mano, significa privarsi del 40% degli spettatori. Nel quadro del sistema francese, questo mancato introito ha un doppio effetto. Nell’immediato ricade sulla distribuzione. Ma, poiché il sistema si autofinanzia con la redistribuzione di una parte degli introiti, il coprifuoco avrà un effetto di lungo periodo che si farà sentire anche sulle creazioni future.

ALL’INDOMANI dell’annuncio, la ministra della cultura Roselyne Bachelot aveva fatto sapere di essere disposta a cercare una mediazione. Il 15 settembre, si è tenuta una conferenza che ha riunito virtualmente diversi rappresentanti del variegato mondo dello spettacolo, del cinema al teatro alla musica. Le associazioni hanno proposto una soluzione semplice: fare in modo che il biglietto d’uno spettacolo cominciato prima del coprifuoco possa valere come lasciapassare per rientrare a casa dopo le 21. «Chiediamo questa piccola tolleranza, per incoraggiare il pubblico» ha dichiarato il presidente dell’associazione che riunisce i teatri privati Bertrand Thamin (Sndtp). L’idea è di tale buon senso che sembrava cosa fatta. Invece, a stretto giro di posta il conservatore Jean Castex, presidente del gabinetto di Emmanuel Macron, ha fatto sapere che da parte sua non c’è alcuna disponibilità ad ammorbidire il divieto di circolazione o a trovare delle disposizioni d’eccezione per la cultura: «tutti devono adattarsi – ha dichiarato Castex il 16 ottobre –, compreso il mondo della cultura». Così come non c’era stato dialogo con le parti sociali prima dell’annuncio, non ci sarà neanche dopo. Il presidente del «grande dibattito nazionale» ha scelto ancora una volta una maniera verticale e autoritaria di gestire la crisi. Il suo intervento ha indignato sia nel merito che nel modo. Nel merito, sempre l’Acid, fa notare che nessun focolaio infettivo, tra le migliaia osservati in queste ultime settimane, ha come origine una sala cinematografica.

NEL MODO, i distributori notano che, ancora una volta, mentre Macron richiama la popolazione alla responsabilità, di fatto le sue decisioni non cercano mai di responsabilizzare la società, né di renderla partecipe dello sforzo né di cercare, con il concorso di questa, le soluzioni da mettere in campo per contrastare la pandemia. Per il momento, la sola risposta del governo alle inquietudini e alle proteste che arrivano dalla società civile, è stata il rinnovo completo del parco dei blindati leggeri a disposizione della Gendarmerie nationale.