Lunedì a Pechino colloqui tra negoziatori e poi, a fine mese a Davos, a margine del summit, un incontro che potrebbe rivelarsi decisivo. Sono partite le grandi manovre per gestire la tregua sancita da Xi Jinping e Trump al G20 in Argentina.

UNA PAUSA DI 90 GIORNI durante i quali i due paesi dovranno trovare un accordo vero. Ci sono alcuni aspetti importanti da analizzare già riguardo l’incontro di lunedì. A guidare la missione americana, infatti, sarà Jeff Gerrish, fido alleato di Robert Lighthizer, rappresentante commerciale americano e scelto da Trump come capo negoziatore con la Cina.

Il nome di Gerrish, intanto, ha risolto un piccolo problema dell’amministrazione americana, che nei mesi scorsi ancora non aveva idea su chi avrebbe gestito il dialogo con i cinesi. Come ha scritto Politico, Gerrish e Lighthinzer, «hanno guadagnato milioni di dollari in rappresentanza della US Steel Corp. e di altri clienti presso lo studio legale Skadden, Arps, Slate, Meagher e Flom. Quando Lighthizer ha bisogno che qualcuno prenda il suo posto in una riunione internazionale, molto spesso manda Gerrish». Politico ha poi sottolineato che quello di lunedì sarà anche il primo incontro commerciale tra Usa e Cina da quando Trump «ha annunciato che Lighthizer è responsabile dei negoziati, mettendo fine a mesi di confusione».

UN SUCCESSO DEL MEETING pechinese, si dice negli Usa, potrebbe portare a colloqui di alto livello «tra Lighthizer e il vice premier cinese Liu He a Washington la settimana seguente». Ma l’incontro che più di tutti dirà qualcosa sull’attuale stato delle relazioni tra Cina e Usa avverrà a fine mese a Davos, dove la delegazione cinese sarà guidata dal fedele alleato di Xi Jinping, il vicepresidente cinese Wang Qishan, uomo dalle grandi capacità organizzative, già dimostrate a capo della task force cui Xi Jinping ha affidato la clamorosa lotta alla corruzione. Wang, troppo vecchio per ambire a posizioni di vertice interne al partito, era stato anche indicato come probabile nuovo premier a sostiruire un Li Keqiang di cui Xi sembra non essersi mai fidato.

ALLA FINE WANG è stato nominato vice presidente, evitando anche dicerie su una sua eventuale purga a causa di scandali che lo avrebbe sfiorato.

E Li Keqiang è rimasto al suo posto, nonostante l’opera di straordinario ridimensionamento che Xi sta applicando alla Lega dei giovani comunisti da cui Li proviene. A Davos Trump pensa di spuntarla: secondo lui l’economia cinese sta rallentando e Pechino avrà tutto l’interesse ad accettare compromessi. La verità però è che se la Cina frena, i suoi progetti cardine – Made in China 2025 e la Nuova via della Seta – stanno invece viaggiando al ritmo stabilito dalla dirigenza cinese. In una trattativa è evidente che qualcosa si deve perdere, ma molto dipende anche da come ci si arriva. E se Xi non ha alcun problema interno, Trump potrebbe non poter essere nella stessa situazione.