Nella selezione ufficiale del prossimo Festival di Cannes ci sono due film cinesi: Wild Goose Lake di Diao Yinan in concorso e Summer of Changsha al Certain Regard. Su nessuno dei due sembrano pesare particolari problemi di censura, eppure in un articolo apparso ieri, la rivista americana «Variety» avanza qualche incertezza sulla loro presenza.

E QUESTO nonostante le dichiarazioni della produttrice di Wild Goose Lake, Shen Yang, la quale assicura la «prima» sulla Croisette e spiega che per il film è già prevista l’uscita nelle sale cinesi il prossimo giugno in modo da sfruttare l’eco di Cannes. Noir disperato e romantico – almeno nelle promesse – Wild Goose Lake ruota intorno al personaggio, leader di una gang, e alla sua ostinazione di liberare una donna dal suo destino, anche se il prezzo da pagare può essere per entrambi la vita…

A alimentare i dubbi, e con essi la congettura di un nuovo inasprimento della censura in Cina, c’è ancora la vicenda del nuovo film di Zhang Yimou, One Second, previsto alla scorsa Berlinale e cancellato all’ultimo minuto a festival già iniziato senza particolari spiegazioni se non quella – piuttosto laconica – di un ritardo nella post-produzione. One Second è ambientato negli anni Sessanta, e tocca un tema sensibile, la Rivoluzione culturale, anche se già trattato in altri film e da prospettive ancora più critiche. Ma è vero che il regista è ormai fuori da quel cinema indipendente – a cui per esempio appartiene un cineasta come Wang Bing – che non cerca neppure di ottenere i permessi delle autorità cinesi – peraltro la sceneggiatura di One Second era stata approvata come da regolamento prima di iniziare le riprese.

SEMBRA però che il film di Zhang Yimou sia rimasto incastrato nella burocrazia tra vecchie e nuove commissioni di censura e che non abbia ottenuto il visto necessario oggi anche per le proiezioni internazionali. Anni fa almeno i festival erano un po’ una zona libera, ci arrivavano pure quei film censurati poi in patria. Si vedrà se sbarcherà infine sulla Croisette o se invece rimarrà impigliato nel suo «nowhere»