Germania e Usa ancora ai ferri corti per l’affaire Nsa. Dopo la prova di nuove intercettazioni sul cellulare di Angela Merkel (tra cui le conversazioni sulla Grecia) diffuse da Wikileaks, tra i due «alleati» cala il gelo polare.

La Cancelleria fa sapere di aver convocato urgentemente per «un colloquio» l’ambasciatore americano John Emerson. E secondo la Süddeutsche Zeitung dovrebbe essere «ascoltato» giovedì prossimo.

A lui Peter Altmaier, capo del Bundeskanzleramt, chiederà una serie di «chiarimenti» sull’attività passata e in corso da parte delle spie di Washington a Berlino. Ma, soprattutto, quante e quali sono – esattamente – le utenze del governo federale tenute sotto controllo dagli Stati Uniti.

Dal punto di vista diplomatico è il minimo sindacale, anche se l’iniziativa rischia di replicare gli effetti – nulli – della protesta formale inoltrata nell’autunno 2013. Allora il portavoce di Angela Merkel, il sottosegretario Steffen Seibert, dichiarò il «sospetto fortissimo» che la National Security Agency avesse messo sotto controllo il cellulare della cancelliera, registrando ogni sua conversazione. E la tensione con Obama culminò con la clamorosa espulsione del «capo-antenna» dei servizi Usa in Germania.

Questa volta, però, i leaks diffusi dagli hacker di Assange sembrano rimbalzare fuori dal recinto di controllo e potrebbero innescare reazioni a catena, anche giudiziarie, come minimo imprevedibili. Da giorni negli ambienti governativi trapela l’ipotesi di una ripresa con più vigore dell’«attività penale» sulle attività dell’Nsa e il possibile coinvolgimento «indipendente» della Corte costituzionale federale a Karlsruhe, che starebbe valutando la competenza giuridica. Più di un avvertimento agli alleati: il segnale di Merkel al presidente Usa che la corda è stata tesa oltremodo.

Per ora, le nuove cimici nei telefoni di Stato (il conto è di 69) non rientrano nei faldoni dell’«Nsa-Untersuchungsausschuss», la commissione parlamentare di inchiesta sullo spionaggio americano, ma il caso è tutt’altro che chiuso. A Berlino continua l’audizione dei testimoni inziata il 20 maggio: davanti alla commissione sono già sfilati D.B. e W.K., vicedirettori generali del Bundesnachrichten dienst (Bnd), il servizio segreto federale, insieme all’impiegato W.O. Il giorno dopo è stato interrogato il «capo» dell’agenzia Hartmut Pauland con il presidente del Bnd Gerhard Schlinder. Deposizioni chiave, sotto giuramento, dei massimi vertici del settore, che però non sembrano aver esaurito la curiosità della commissione, «insoddisfatta per la scarsità di elementi forniti».

Tuttavia, il vero rischio per la cancelliera Merkel viene dal fuoco incrociato del Bundestag: tra i deputati non soltanto dell’opposizione rimane inevasa la richiesta di conoscere il numero preciso dei «selettori» (e mail, Ip e numeri di telefono) che il Bnd ha fornito alla Nsa. Soprattutto, resta da identificare fino in fondo la catena di comando delle operazioni, ovvero capire se l’attuale ministro dell’interno Thomas de Maizière e la stessa Merkel fossero informati delle attività «ostili» a danno della Germania.

Finora, di sicuro, c’è solo che per almeno dieci anni più volte al giorno i server dei servizi segreti tedeschi ricevevano i target «comissionati» dalla National Security Agency, e che i selettori scandagliati erano oltre 4 mila.

«Pesca a strascico» di informazioni sensibili, rivelata anche da Edward Snowden, resa possibile grazie alla collaborazione della «rete» operativa nel centro di spionaggio dell’Bnd a Bad-Aibling in Baviera, ufficialmente chiuso dopo lo scandalo Echelon.
La lista «rubata» alla Nsa ha già restituto parte degli obiettivi americani in Germania: dal governo della Grosse Koalition ai contratti di Airbus (concorrente di Boeing) fino ai maggiori Konzern industriali. Ma ci vorranno mesi, forse anni, per analizzare 690 mila numeri di telefono e 7,8 milioni di Ip spiati dagli Usa.

Tutto mentre a Berlino non si placa la bufera sul Bnd, in versione «complice» oppure «colabrodo» (pesa anche il recente e incredibile furto di rubinetti nella nuova, superprotetta, centrale dei servizi a Wedding) ancora impegnato a smantellare la rete di spie-doppie al servizio degli americani.

A oggi, il conto è stato presentato solo a Markus R. analista del Bnd, che viene accusato di aver «passato» agli Stati Uniti ben 208 documenti top-secret in cambio di 75 mila dollari e di aver bruciato la copertura di ben 6.500 agenti segreti tedeschi.
Ma la caccia al «livello superiore», quello politico, a questo punto è davvero solo all’inizio.