Nessuna tregua al governo Piñera. Smascherata la trappola del plebiscito sulla cosiddetta Convenzione costituente – l’impostura di una revisione della Costituzione sotto il pieno controllo delle élite – le organizzazioni sociali hanno convocato ieri e oggi un nuovo sciopero nazionale, con la partecipazione, tra gli altri, dei lavoratori della salute, degli insegnanti, degli impiegati pubblici, del settore portuale e di quello dei trasporti.

Sordo al clamore popolare, Piñera – il cui livello di approvazione è calato ulteriormente, toccando un imbarazzante 12% – continua, tuttavia, a rispondere a modo suo, alternando come di consueto bastone e carota.

Deluso dal fallito tentativo di blandire i manifestanti calando l’asso del plebiscito, il presidente è tornato ad agitare minacciosamente il bastone, annunciando un progetto di legge mirato a consentire l’utilizzo delle forze armate senza necessità di decretare lo stato di emergenza.

Con tale proposta, che prevede il ricorso ai militari per la difesa delle infrastrutture strategiche – centrali elettriche, impianti di acqua potabile, ma eventualmente anche porti e aeroporti, telecomunicazioni, trasporto pubblico -, Piñera si propone di prendere due piccioni con una fava: intimidire i manifestanti – malgrado le denunce delle organizzazioni dei diritti umani su omicidi, maltrattamenti, torture, violenze sessuali e detenzioni arbitrarie – e tenere sotto controllo i settori che, se decidessero di incrociare le braccia per una o sue settimane, potrebbero realmente portare alla sua caduta.

E nulla toglie davvero alla gravità dell’attuale situazione dei diritti umani la polemica sull’infondatezza delle denunce di «Ni una menos» sul caso di Daniela Carrasco, l’artista di strada nota come «la Mimo» trovata impiccata alla periferia di Santiago: secondo l’associazione Abofem (Abogadas Feministas), che assiste la famiglia, la donna «avrebbe lasciato una lettera spiegando le ragioni dell’eventuale suicidio» e l’autopsia sembrerebbe escludere «segni evidenti di tortura o di aggressione sessuale».

E mentre l’associazione invita a rispettare il dolore della famiglia e a evitare di «delegittimare il movimento sociale con notizie false» e non verificate, c’è anche chi suggerisce prudenza sul caso della fotografa Albertina Martínez Burgos, trovata morta nel suo appartamento con segni di percosse e di pugnalate.

Quanto al futuro del movimento di protesta, molti gli interrogativi sui prossimi passi. Come infatti evidenzia Igor Goicovic Donoso, docente di storia all’Università di Santiago, le manifestazioni, correndo il rischio di ritualizzarsi, potrebbero in breve non bastare più. Per realizzare le trasformazioni profonde rivendicate nelle piazze, occorre, afferma, che le organizzazioni popolari «avanzino con decisione verso la realizzazione di una grande Costituente popolare in grado di porre al centro della discussione e del nuovo disegno istituzionale la costruzione di una società fondata su relazioni economiche e sociali solidali».