Il Cile prova a voltare pagina e a liberarsi di una delle più pesanti eredità della dittatura militare, la costituzione imposta da Pinochet. La presidente, Michelle Bachelet, lo aveva promesso durante la campagna elettorale e, in questi giorni, ha annunciato l’avvio di un processo per approvare una nuova costituzione. La proposta di nuova costituzione dovrebbe arrivare al Congresso nel 2017. Intanto, è partita una «campagna di educazione civica» e, per il marzo dell’anno prossimo, Bachelet ha previsto un «processo di dialogo cittadino» in tutte le regioni, che dovrebbe concludersi entro ottobre del 2016. Poi, la proposta di legge, verrà sottoposta a referendum.

L’attuale costituzione del Cile – ha detto la presidente – «ha avuto origine nella dittatura e non riflette le necessità del nostro tempo». Il cappio imposto dal generale Pinochet dà infatti ampi poteri all’esecutivo, come quello di poter sciogliere il parlamento. Per questo, Bachelet ha stabilito che sarà il nuovo Congresso frutto delle prossime elezioni del 2017, e che entrerà in carica nel 2018, a dover decidere le modifiche. Un Congresso forte di una maggior legittimità, dopo la riforma del sistema elettorale, anch’esso ereditato dalla dittatura, che le destre hanno cercato a ogni costo di impedire e che continuano a osteggiare.

L’iter, tuttavia, è ancora tutto in salita: giacché la vecchia costituzione – imposta nel 1980 – è stata appunto concepita in modo da evitare meccanismi che potessero consentirne una nuova. Anche per questo, i movimenti e la sinistra cilena spingono per seguire la strada aperta dal Venezuela, l’Ecuador o la Bolivia: quella di un’assemblea costituente che coinvolga la popolazione e porti a un risultato condiviso e non a un progetto zoppo, frutto di difficili alchimie istituzionali. Un’altra via è invece quella parlamentare, che richiede accordi tra le principali forze politiche, come avvenne in Argentina nel 1994. Nel suo primo discorso da presidente, l’11 marzo dell’anno scorso, Bachelet ha così promesso al balcone del Palazzo della Moneda, di fronte alla Piazza della Costituzione: «Mi impegno che questa piazza sia la piazza di una costituzione nata in democrazia». A quanto pare, però, intende puntare su un modello ibrido che è già oggetto di scontro.

Intanto, gli studenti sono tornati di nuovo in piazza per chiedere un’educazione gratuita e di qualità. Oltre 60.000 persone hanno contestato la riforma educativa promulgata da Bachelet per consentire un maggior accesso a quel 70% più povero della popolazione. Gli studenti chiedono riforme strutturali e non palliativi. Per disperdere i manifestanti, la polizia ha usato gas lacrimogeni e cannoni ad acqua.