L’11 marzo 2022 il governo di Gabriel Boric è entrato in carica in Cile. La data scelta non è casuale: l’11 marzo 1990 è il giorno in cui Pinochet cessò di essere a capo del paese.

Sono tante le speranze e le aspettative per il governo del più giovane presidente della storia del Cile, nato grazie alla rivolta sociale contro il neoliberismo e per la scrittura di una nuova costituzione.

Fabiola Campillai Rojas è senatrice del nuovo governo, 38enne attivista sociale.

È balzata all’onore delle cronache perché ha perso un occhio, la vista, l’olfatto, il gusto – e il suo volto è cambiato in maniera irreversibile – a causa di un lacrimogeno sparatole in faccia il 26 novembre del 2019 a Santiago del Cile (durante la rivolta), da un effettivo dei carabineros. Con le sue parole facciamo il punto della situazione nel paese.

È iniziato il governo Boric, che speranze ha?

Che il presidente manterrà la sua parola e governerà mettendoci la faccia, come ha promesso in tutti i suoi discorsi prima e dopo l’insediamento. Questo dovrà significare che diritti fondamentali come educazione, salute, lavoro, diritto alla casa e diritti umani saranno garantiti con rispetto, dignità, qualità, sostenibilità e accessibilità.

In Cile, una grande parte della popolazione soffre la fame, e per sopravvivere deve realizzare forme di acquisto collettivo di cibo. Questo non deve più accadere con la condiscendenza dei governi, e non deve normalizzarsi come elemento della nostra cultura. Non avere il cibo per sopravvivere non deve essere un qualcosa di “comune e ricorrente”. Confido che il governo lavorerà con i diversi territori per farsi davvero carico delle necessità basiche che ancora non sono state risolte e che fanno sì che migliaia di cilene e cileni vivano in miseria.

La redazione consiglia:
Cile, la piazza mai più sola

Si può pensare ad un’amnistia per chi ha partecipato alla rivolta?

Assolutamente. Da quando è iniziata la rivolta popolare dell’ottobre del 2019 ho lottato incessantemente, stando nelle strade, per ottenere una legge di indulto che permetterà a chi è stato arrestato di uscire dopo oltre un anno e mezzo, senza diritti, senza giudizio. Di fatto queste persone sono ancora in stato di carcerazione preventiva (i carabinieri sono spesso gli unici testimoni e non ci sono prove certificate a giustificare il fermo).

Come senatrice della Repubblica de Cile, appena assunto il mio ruolo, ho sollecitato il presidente Boric affinché considerasse un urgenza il disegno di legge che consentirà, se sarà approvato (prima dal Senato e poi dalla Camera), di uscire dal carcere a chi è sceso in piazza per lottare per la dignità.

L’8 marzo la piazza ha manifesto contro Piñera, è stato un pessimo governo il suo?

Entrambi i mandati di Sebastián Piñera sono stati nefasti, ma senza dubbio il secondo è stato il peggiore della storia contemporanea del Cile, dopo la dittatura di Pinochet.

La promessa di Boric invece è governare ascoltando sempre tutte e tutti, soprattutto chi non è d’accordo con le sue decisioni. La piazza non deve essere lasciata sola perché è sempre esistita e sempre esisterà: va vissuta come una sorta di termometro sociale sulle reali necessità del paese.

Le destre sapranno accettare la sconfitta e la nuova costituzione? Carabinieri e miliari seguiranno il cambiamento?

Non ci aspettiamo nulla dalle destre, francamente. Loro non sono mai state d’accordo con l’idea di rompere con la tradizione di Pinochet, quindi già chieder loro di “costruire” invece di “distruggere” il processo che sta portando avanti la Convenzione costituzionale è molto. Purtroppo ci sono già parlamentari di destra che stanno pensando di creare «un progetto alternativo, un piano b», perché non condividono i cambiamenti sociali che daranno più potere alle persone comuni.

Come parlamento e governo non ci resta che continuare a sostenere la Convenzione, appoggiare tutto ciò che possiamo, e combattere con verità e trasparenza le fake news che le destre, e i loro lacchè, diffondono. Per quel che riguarda le possibili reazioni e/o azioni dei carabinieri e delle forze armate: spero, con tutto il cuore e l’anima, che non si ripeta mai più la storia che abbiamo vissuto dagli anni ’70 agli anni ’90, quando hanno voltato le spalle al popolo e alla volontà popolare.

La redazione consiglia:
Cile, costituente a ostacoli. Le idee più avanzate non hanno vita facile

Finalmente il Cile diventerà uno stato plurinazionale dove i popoli originari avranno spazio e diritti?

La maggioranza della Convenzione è favorevole al fatto che il Cile sia uno stato plurinazionale, regionale e interculturale. È già votato e inserito nella proposta di costituzione.

Speriamo che con il plebiscito che dovrà confermare la nuova costituzione il popolo cileno ratifichi, con l’approvazione, tutti gli articoli.