È solo una tregua, la battaglia vera la si combatterà sotto il sole d’agosto. L’Imu su prima casa, alloggi popolari, terreni agricoli e fabbricati rurali è congelata sino al 16 settembre, ma se entro il 31 agosto non sarà varata la nuova legge la tassa dovrà essere pagata per intero. Restano fuori dalla sospensione i capannoni industriali, il che, in soldoni, vuol dire che quanto a incentivi per la produzione reale la situazione resta quasi identica. Non del tutto, perché sono previste possibili deducibilità per le «attività produttive». Un po’ come fronteggiare una polmonite con l’aspirina.

Sulla cassa integrazione in deroga, il travagliato parto del governo è andato un po’ meglio di quanto apparisse alla vigilia: il rifinanziamento è di un miliardo e non di 496 milioni come da prime bozze. E’ una cifra ancora insufficiente, non basta a coprire tutte le richieste di cig e lascia inalterata la situazione disperata degli esodati. Ultimo capitolo, l’abolizione dello stipendio da ministro per i Parlamentari. Propaganda pura.
La guerra dell’Imu è ancora tutta da combattersi, ma la parola d’ordine è far finta che il rinvio sia una grande e coraggiosa decisione. I due principali partiti dell’assurda maggioranza, Pd e Pdl, non si sottraggono all’obbligo. Il più stentoreo è Silvio Berlusconi.

Non che sia davvero contento, ma tiene salda la barra nella direzione anticipata a Brescia: rivendicare a suo eterno merito la per ora inesistente cancellazione dell’Imu e allo stesso tempo fissare i punti fermi per quando non si giocherà più e si farà sul serio. «L’Imu è il nostro primo successo e la sinistra deve fare i conti con il nostro programma», giubila trionfante. Poi passa a squadernare i primi ed essenziali punti del succitato programma: riforma di Equitalia, stop all’aumento dell’Iva, detassazione delle nuove assunzioni.

Tutto il suo partito disciplinatamente applaude, ma i battimani dei falchi sono tiepidi e guardinghi, quelli delle colombe sperticati. C’è chi esulta per «il goal» come Alfano, chi canta le lodi di Silvio il vincitore come l’impagabile Bondi, chi sobriamente gioisce per il «positivo debutto del governo Letta» e chi invece mantiene un significativo silenzio o, come Renata Polverini, non va oltre la soddisfazione per quello «un primo passo».
Sobrio anche il Pd. Nessuno si allarga più che tanto. Dal capo dei senatori Zanda alla vicepresidente della camera Sereni è tutto un esaltare le «prime ma importanti risposte» e le «piccole cose buone». Non è una tardiva scoperta del senso della misura. E’ che il Pd barcolla su una fune pericolante. Deve esaltare l’azione del governo, ma senza esagerare perché un eventuale consenso popolare rischia di rimpinguare solo i forzieri elettorali di Berlusconi.

Tutt’altra musica sul fronte delle opposizioni. E se persino la Lega, che è opposizione per modo di dire, mitraglia la sospensione della tassa trattandola da «pesce d’aprile» (Calderoli) o da «grande bluff» (Maroni), ci si può figurare il Movimento 5 stelle. Grillo carica a testa bassa: «Governo di cialtroni e dilettanti, non sanno nemmeno quel che fanno. La prima tranche dell’Imu la hanno data al Monte Paschi». E i deputati pentastellati ironizzano sul «decreto dei miracoli» preannunciato da Letta : «Decreto degli struzzi», casomai: «Il governo infila la testa sotto la sabbia e rinvia la decisione a data da destinarsi».

Sel concentra le critiche sul capitolo Cig ed esodati. «Sono misure insufficienti», attacca il capogruppo Migliore. «Per gli esodati – spiega – serviranno misure strutturali e siamo perplessi anche sulle coperture, sottratte ad altre fonti ».

Per il governo Letta quello di ieri è stato il vero battesimo del fuoco. In tre settimane e passa, sinora, non aveva fatto niente, e anche alla prima prova, in realtà, ha fatto ben poco. Il parziale rifinanziamento della cassa integrazione era dovuto, pena l’esplosione sociale. Ma dove l’esecutivo avrebbe dovuto dar prova delle sue capacità, nel reperimento delle coperture, l’esito è più che deludente. «Ci pare che permanga la scelta di prendere le risorse di nuovo dal lavoro – critica infatti la segretaria della Cgil Camusso – e di sottrarle ad altre fonti essenziali. Non si possono cercare risorse nella formazione professionale, che è uno strumento per le politiche attive del lavoro».

Di questo passo, sarà difficile per Letta recuperare un crollo di popolarità che in poche settimane lo ha già portato al livello del più basso indice di gradimento registrato dalla squadra di brocchi di Mario Monti.