Zaia come l’acqua alta. L’onda leghista ha sommerso il Veneto. Un successo superiore alle previsioni, quello registrato in queste amministrative per il governatore in carica. Un successo avallato soprattutto dalla pratica del voto disgiunto. In poche parole, moltissimi elettori avrebbero indicato Luca Zaia come presidente, pur assegnando il loro voto a partiti inseriti in altre coalizioni. «Se l’andamento continua così – ha spiegato Paolo Feltrin, responsabile dell’Osservatorio elettorale del Consiglio regionale – avremo un numero di voti al solo presidente nettamente superiore ai voti dati alla coalizione». Il che, secondo il tecnico, spiega anche il rallentamento dello spoglio delle schede e nel conteggio dei voti.

I GIOCHI COMUNQUE appaiono chiari. Le ultime proiezioni della Rai, effettuate da Consorzio Opinio, Luca Zaia è dato al 74,2 per cento mentre Arturo Lorenzoni, candidato del centrosinistra, si ferma al 16 per cento. Come dire che sette veneti su dieci hanno votato Zaia presidente. Distanti gli altri candidati. Paolo Girotto di Potere al Popolo è all’1,2 e il pentastellato Enrico Cappelletti non supera il 4 per cento. Una debacle senza scusanti, questa dei Cinque Stelle che nelle precedenti regionali del 2015 erano al 12 per cento e che sembrano arrivati alla fine della pista. Sotto l’uno per cento le altre civiche in lizza, ben lontane dal superare lo sbarramento del 3 necessario per entrare in Consiglio. La valanga Zaia, forte di quasi 25 punti percentuali in più rispetto al 2015, era largamente prevista dagli osservatori. Ci si attendeva di più dal candidato Lorenzoni, la cui campagna elettorale è stata penalizzata dall’essere risultato positivo al Covid a due settimane dal voto.

SCONTATA LA VITTORIA del governatore in carica, favorita anche dalla sua massiccia presenza nei media per l’emergenza Coronavirus, ma va sottolineato come la sua personale vittoria non farà certo piacere a Matteo Salvini. La lista del governatore infatti è data sopra il 47 per cento, come dire che avrebbe vinto anche da solo, mentre la Lega di Salvini non raggiunge il 15. In un comunicato stampa diffuso della segreteria della Lega si afferma che «non ci sono problemi di dualismo» e si plaude la vittoria di Zaia ma, dopo questi risultati, la battaglia per la leadership all’interno del Carroccio rimarrà più che mai aperta. Lo si è visto anche durante la campagna elettorale, quando sostenitori degli opposti schieramenti leghisti sono venuti alle mani, durante la distribuzione dei volantini.

PER QUANTO RIGUARDA il centrosinistra, il Pd risulta il partito più votato con il 17,3 per cento. Un punto in più rispetto al 2015. La lista personale di Lorenzoni ha ottenuto soltanto l’1,6 per cento, sempre secondo le citate proiezioni. Nel flop complessivo del centrosinistra, va sottolineato il successo dei Verdi. Europa Verde si porta a casa un 2,4 per cento che gli frutterà, presumibilmente, il primo consigliere regionale.  Ultima nota sulla partecipazione. L’affluenza nel Veneto è stata tra le più alte d’Italia: oltre il 60 per cento, addirittura superiore di 5 punti quella delle precedenti consultazioni. La paura della pandemia non ha scoraggiato gli elettori veneti.

INCASSATA la sconfitta elettorale, al centrosinistra non rimane che attendere i risultati delle Comunali. Una partita importante si giocherà in laguna dove è in palio la poltrona di sindaco di Venezia. Il primo cittadino uscente, il “fucsia” Luigi Brugnaro, se la gioca con lo sfidante di sinistra, Pier Paolo Baretta. L’obiettivo del centro sinistra è quello di raggiungere il ballottaggio per tentare di aggregare in seconda battuta tutte le altre coalizioni anti Brugnaro che si sono presentate con propri candidati. Se i voti assegnati al consiglio regionale rispecchieranno quelli dati al Comune (lo spoglio inizierà solo domani mattina), Brugnaro dovrebbe farcela ad essere rieletto al primo turno. Ma sarà comunque una sfida all’ultimo consenso, anche in virtù della pratica del voto disgiunto e Brugnaro, in laguna, non è amato quanto Zaia.

INTANTO A TREVISO, feudo dell’elettorato di Luca Zaia, i sostenitori del governatore hanno alzato un grande palco per festeggiare il loro «doge». Chiamavano così anche Giancarlo Galan. Non è finita bene.