Nelle aree centrali del Mozambico è ancora emergenza totale dopo il rovinoso passaggio del ciclone tropicale «Idai» e le successive inondazioni.

A fronte di 3 mila persone tratte in salvo – ne dà notizia il ministro per il Territorio e l’ambiente, Celso Correia – sarebbero almeno 100 mila quelle ancora isolate, di cui 15 mila in grave difficoltà: attendono i primi soccorsi bisognose di tutto, intrappolate in zone che sono state investite da onde alte fino a sei metri o sconvolte dalle piene dei fiumi. Ad oggi, a una settimana dall’impatto a terra del ciclone, ci sono ancora 9 mila chilometri quadrati di terre sommerse, con danni inimmaginabili alle case, alle colture, alle infrastrutture già fragili di un paese tra i più poveri del mondo.

Il bilancio delle vittime ieri è stato aggiornato a 217, ma è un numero più che provvisorio. Non c’è ancora una stima dei dispersi, che potrebbero essere migliaia. Vanno poi aggiunti gli oltre 100 morti registrati in Zimbabwe e i 56 del Malawi, perché dopo aver colpito duramente la città costiera di Beira, sulla foce del Pungwe, la furia del ciclone ha proseguito la sua corsa verso l’interno, andando a cambiare la vita di circa 2 milioni di persone.

L’Onu ha già definito questo il «peggior disastro che abbia mai colpito l’Africa australe», stanziando 20 milioni di dollari per gli aiuti. E si pensa con angoscia alle ore che verranno, perché mentre la macchina dei soccorsi è lungi dall’avere la situazione sotto controllo e gli aiuti internazionali non possono ancora essere distribuiti, le previsioni annunciano nuove piogge torrenziali in tutta la regione.