Sandro Margara è stato il più grande difensore dei diritti che i detenuti italiani abbiano mai avuto, prima come magistrato e presidente dei tribunali di sorveglianza di Bologna e di Firenze, poi come Capo dell’amministrazione penitenziaria, infine come Garante dei detenuti per la Regione Toscana.

Per decenni la migliore giurisprudenza sull’ordinamento penitenziario è venuta di là, dai suoi uffici e dalla sua penna. I detenuti facevano a gara per essere sottomessi al suo giudizio, certi che non sarebbero mai stati vittime di pre-giudizi. Quando fu maldestramente allontanato dal più «sinistro» ministro che abbia abitato le stanze di via Arenula (troppo attento ai diritti dei detenuti, il capo d’imputazione), su un giornale stampato a Rebibbia gli dedicarono una rubrica fissa, quella del Margara fans club.

foto Alessandro Margara
Alessandro Margara

Margara non cambiava idea a seconda del luogo dove operava. Da giudice, Capo Dap e garante ha sempre contrastato le derive securitarie anche quando si trattava di mettere in discussione il «famigerato» articolo 41-bis. Fu lui da presidente del Tribunale di sorveglianza di Firenze a non voltare le spalle di fronte alle violenze e alle torture a Pianosa nei primi anni ’90.

Del resto, a Margara dobbiamo la benemerita legge Gozzini: non è un mistero per nessuno che il senatore fiorentino si fece guidare nel mondo penitenziario dal suo concittadino giudice di sorveglianza e dei diritti che nell’84 non ebbe timore di andare sul posto, a mediare faccia a faccia la soluzione dell’ultima rivolta nella casa di reclusione di Porto Azzurro, sull’isola d’Elba.

E alla breve stagione in cui fu a capo dell’amministrazione penitenziaria dobbiamo l’implementazione della legge Simeone-Saraceni e le ultime assunzioni di assistenti sociali che il ministero della giustizia abbia conosciuto, oltre alla scelta di revisionare il regolamento penitenziario, arrivata a compimento nel 2000.

Indimenticabile, nel 1996, a dieci anni dalla legge Gozzini, il pungente confronto con un altro grande maestro di recente scomparso, Massimo Pavarini: il disincanto dello scienziato, scettico degli effetti della premialità penitenziaria, contro la ferrea determinazione del suo miglior interprete. Polemizzarono aspramente, stando e restando – allora e per i decenni a venire – dalla stessa parte: dalla parte della riduzione della sofferenza penale e della marginalità sociale che ne è vittima privilegiata.

Antigone gli deve quella prima, innovativa autorizzazione, che ci consentì, quasi vent’anni fa, di inaugurare l’«Osservatorio nazionale» sulle condizioni di detenzione che ancora oggi resta il principale strumento di informazione sul carcere in Italia, unico nel suo genere in Europa.

E da Capo Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria, e decano dei magistrati di sorveglianza, nel 1997 partecipò al convegno padovano in cui proponemmo, per la prima volta, l’istituzione di un difensore civico per le persone private della libertà, da cui derivarono le sperimentazioni locali, la rete dei garanti regionali e, infine, il Garante nazionale dei detenuti.

Basta guardarsi indietro per ricordare quanto gli dobbiamo. Ci mancherà Sandro, la sua intelligenza, la sua bonomìa e la sua arguzia. A chi resta, va la responsabilità di tenere vivo il suo insegnamento nell’impegno di ogni giorno.

* associazione Antigone

Lunedì 1 agosto i funerali

Il feretro di Margara sarà esposto sabato 30 luglio dalle 10.30 presso la Confraternita di Misericordia a Badia a Ripoli, via Chiantigiana 26.

Lunedì 1 agosto alle 10 il rito funebre presso la Parrocchia di S. Piero in Palco, in Piazza Cardinale Elia dalla Costa.