Il giorno dopo la mobilitazione di Blockupy, i media e la politica governativa tedesca hanno indossato l’elmetto. Il tabloid scandalistico Bild, dimenticando quanto accaduto a Tunisi, ha titolato la sua prima pagina «Terrore a Francoforte» a caratteri cubitali, arricchita da selezionate fotografie di mezzi della polizia in fiamme. È lo stesso foglio capofila della martellante propaganda contro l’ipotesi di «regalare ancora miliardi di Euro ai greci scansafatiche», accompagnata dalla campagna sul «caso Varoufakis», sul banco degli imputati per aver mostrato il dito medio «ai tedeschi».

Ma a dettare la linea alla stampa in Germania è stato soprattutto l’autorevole quotidiano liberal-conservatore Frankfurter Allgemeine, che ha direttamente attaccato il sindacato dei metalmeccanici Ig Metall e il partito Die Linke, responsabili della conduzione di un «gioco cattivo e pericoloso» non solo per aver coperto le proteste, ma soprattutto per aver «convocato a Francoforte violenti da tutta Europa». Nel mirino degli editorialisti della Faz sono entrati in particolare Ulrich Winkel, parlamentare regionale e Katja Kipping, co-portavoce nazionale di Die Linke. Quest’ultima colpevole di aver definito «spaventoso» il dispositivo repressivo preparato dalla polizia. Winkel accusato per aver dichiarato ieri di essersi sentito «colpito e turbato» dalle immagini degli scontri della mattina, ma di «comprendere bene l’indignazione e la rabbia dei manifestanti» per le politiche delle oligarchie europee.

E sul comportamento della polizia, rispondendo agli attacchi della Cdu, ha puntato invece il dito la stessa Kipping nel corso del dibattito straordinario svoltosi al Bundestag, il parlamento federale di Berlino, dove ha rivendicato il ruolo di «osservazione e mediazione» svolto dai parlamentari della sinistra. Proprio per evitare un’«escalation della polizia, i cui interventi hanno provocato i primi scontri quando hanno cercato di impedire che i manifestanti si avvicinassero all’Eurotower».

Il bilancio di mercoledì è pesante: oltre duecento i feriti tra i manifestanti, per i colpi di manganello o per l’intossicazione da gas irritanti, mentre i diciotto fermati sono stati già tutti rilasciati, vista l’assenza di specifiche contestazioni a loro carico. Dati forniti dalla coalizione Blockupy, che si è presentata coesa all’affollata conferenza stampa svoltasi al Teatro Naxos, con l’attiva partecipazione del regista Willy Praml. Per Hannah Eberle della Interventionistische Linke «dobbiamo rallegrarci del fatto che finalmente una politica di resistenza è arrivata in Germania. E i trentamila manifestanti dimostrano che molte persone non sono più disposte a farsi terrorizzare da questa gestione della crisi». Allo stesso modo Eberhardt Heise di Attac ha spostato la discussione dalla cronaca degli scontri (e dalla conta dei danni materiali, quantificati dalla polizia dell’Assia in «qualche milione di Euro») alle questioni politiche riportate dalla protesta al centro della discussione pubblica: «perché non si parla di violenza, a proposito della crescente precarizzazione dei rapporti sociali, dello smantellamento dei servizi sociali o delle migliaia di migranti che muoiono affogati nel Mediterraneo?» Sul terreno della «disobbedienza civile – ha concluso Frederic Wester della rete Ums Ganze – dopo il successo del 18 marzo, Blockupy va avanti».

E proprio sulle prospettive dell’iniziativa transnazionale dei movimenti, in relazione con le esperienze politiche e di governo più avanzate, che si concentrerà ora il dibattito all’interno di questa «ibrida coalizione». Già ieri si è svolta all’Università di Francoforte una prima riunione promossa dagli «strikers» con l’obiettivo di tradurre sul piano europeo la suggestione dello sciopero sociale, mentre sta prendendo quota l’ipotesi di un incontro entro il prossimo giugno ad Atene, come proposto dalle reti solidali elleniche. Con in testa l’idea che la successiva tappa della mobilitazione potrebbe essere proprio Berlino, sotto le finestre del governo Merkel. Di certo questo movimento pan-europeo contro le politiche di austerity, che a Francoforte ha superato con successo la sua prima prova di piazza, non ha l’intenzione di fermarsi proprio ora.