Sciopero e manifestazione nazionale ieri a Milano con 4mila lavoratori della gomma-plastica. La protesta è scattata per un tema che però travalica i confini della categoria: il recupero nella busta paga di gennaio dei 19,06 euro per la scostamento dell’inflazione è «un tentativo di Confindustria di premere sulla trattativa sul rinnovo del modello contrattuale», denuncia Emilio Miceli, segretario generale della Filctem Cgil.

Miceli, la federazione gomma-plastica aderente a Confindustria dice: «Pacta sunt servanda». I 19 euro trattenuti nelle buste paghe dei 140mila lavoratori del settore sono l’applicazione del «meccanismo di verifica annuale dei minimi salariali alla luce degli scostamenti degli indici inflattivi».
Noi facciamo verifiche sugli scostamenti dell’inflazione dal 1993. La verità invece è che alle nostre richieste di verificarli, la Federazione gomma-plastica ci ha risposto con una riga di comunicato in cui ci dice che non vuole nemmeno incontrarci e ha dato mandato alle sue 5.500 imprese aderenti di trattenere i 19,06 euro dalle buste paga. Per fortuna molte imprese non lo stanno facendo perché capiscono che non ha senso togliere soldi ai lavoratori quando torna un minimo di ripresa.

Quindi nella decisione ci vede lo zampino di Confindustria.
La mia è una riflessione politica. Siamo in una fase difficile della trattativa con le confederazioni sul rinnovo del modello contrattuale e sul nuovo metodo di calcolo degli aumenti salariali. Così Confindustria usa i sistemi a disposizione per fare pressioni sulla trattativa: l’idea è quella di alleggerire il contratto nazionale lavorando sui minimi salariali.

A cosa punta Confindustria? Come vuole modificare il sistema di calcolo degli aumenti?
Fa perno sull’accordo separato del 2009 (la Cgil non lo firmò, ndr) per abolire la dizione di «retribuzione globale di fatto» sulla quale si basano tutti gli aumenti retributivi dei contratti nazionali. Punta a sostituirla col semplice «minimo salariale»: in questo modo il calcolo dell’inflazione è fatto su una base più bassa. Ciò compensa l’apertura fatta da Confindustria sul «salario variabile» che andrebbe inserito nel contratto nazionale. E alla fine della fiera agendo solo sui minimi contrattuali il risultato è che si decurtano i salari. Mentre noi come Cgil vogliamo aumentarli.

Il rinnovo del contratto gomma-plastica arrivò dopo quello della chimica, a fine 2015. In quel caso si parlò di «contratto di svolta» perché avevate conquistato gli aumenti ex-post rispetto all’inflazione…
In realtà fu un rinnovo molto più duro rispetto ai chimici. Nella federazione gomma-plastica la fanno da padrone Unindustria Torino, Assolombarda e le piccole imprese venete. Non volevano riconoscerci l’«ex post». Con i chimici per evitare trattenute sugli scostamenti abbiamo tramutato l’aumento in un elemento distinto della retribuzione. Vorremo farlo anche nella gomma-plastica.

Se invece continueranno a negarvi perfino il confronto?
Abbiamo fissato altre otto ore di sciopero. Di certo non molliamo: in gioco c’è l’idea stessa del contratto nazionale.