Due chitarre, una grancassa, la passione per il rock’n’roll, la brillantina e le scarpette a punta. È stata questa la cifra stilistica con cui il Pan del Diavolo, duo originario di Palermo ma da anni nomade in varie città italiane, si è fatto notare come una delle proposte più fresche e interessanti della scena cosiddetta indipendente italiana. Il gruppo formato da Pietro Alessandro Alosi e Gianluca Bartolo è giunto con Supereroi al quarto album dopo quasi un decennio passato a innovare continuamente la formula del loro folk’n’roll. E se nel precedente Folkrockaboom, il disco «americano» (prodotto nel suo studio di Tucson da Craig Schumacher, già al lavoro con Calexico e Giant Sand) in cui l’immaginario on the road si esprimeva in suoni acidi e derive psichedeliche, in questo nuovo capitolo il sound è più diretto, quasi punk in qualche episodio, eppure più orecchiabile, immediato, maturo.

Merito anche della produzione, italianissima questa volta, di Fabrizio Simoncioni, all’opera con artisti come Negrita e Ligabue, oltre che storico ingegnere del suono in molti album dei Litfiba. È stato proprio Piero Pelù, da tempo fan del duo siciliano e che si è occupato in prima persona del missaggio di alcuni brani del disco, a mettere in contatto il Pan del Diavolo con Simoncioni, e «con questo team di lavoro abbiamo trovato un tesoro, perché oltre ad essere tutte persone molto professionali, ci siamo trovati benissimo sul piano umano e quindi tutto questo ha aiutato a tenere il nostro fuoco acceso», spiega Alosi.

«Come riferimenti» continua il cantante della band, «soprattutto per i suoni più grezzi, avevamo in mente cose come i Kid oppure l’ultimo disco di Iggy Pop ad esempio. D’altra parte però abbiamo cercato di lavorare molto sulla resa sonora, incanalando meglio la voce, cercando una pulizia nel suono che in fondo serve a sfruttare al massimo le possibilità espressive dei pochi strumenti che abbiamo a disposizione. Sicuramente c’è stata una maturazione, c’è una ricerca nuova data dalla nostra maggiore consapevolezza».

Ad arricchire il sound del nuovo disco hanno pensato i diversi ospiti chiamati a collaborare, come Umberto Maria Giardini, Davide Toffolo dei Tre allegri ragazzi morti (che canta nel brano Mondo al contrario) che con l’etichetta La Tempesta edita anche quest’ultimo album dopo aver seguito il duo palermitano fin dall’esordio, oppure Vincenzo Vasi, che con il suo theremin compare nella bellissima Gravità zero, uno dei pezzi in cui è più evidente anche il lavoro fatto sui testi, più introspettivi e diretti rispetto al passato.

Sullo sfondo, anche per la musicalità e la passionalità sempre presenti nei brani del duo, c’è inevitabilmente la Sicilia, «abbiamo una collocazione geografica ben precisa, l’isola ha delle atmosfere e delle energie che sono uniche, accentuate rispetto alla terra che ci sta di fronte, e questo entra a far parte della nostra musica ed è sempre rimasto».

Terra da cui i due trentenni palermitani sono partiti, per inseguire sogni e ambizioni, in questo molto simili a tanti loro coetanei. E questo Supereroi sembra quanto mai prima un album in grado di parlare a una generazione intera, che deve affidarsi ai propri (super)poteri per cercare di combinare qualcosa nonostante tutto e «questo è uno dei concetti centrali dell’album» conclude Alosi, «siamo tutti qui adesso, non si può perennemente andare alla ricerca di eterne seconde possibilità, che magari non esistono. Quello che ci siamo costruiti vale, vale tanto e dobbiamo cercare di esserne orgogliosi».