La ripresa non c’è e non ci sarà. Anche il possibile rialzo dei tassi americani annunciato, con svenimento, dalla presidente della Fed Janet Yellen e da molti interpretato come il segnale di pronostici rosei per l’economia mondiale è in realtà una buona notizia solo per gli Stati Uniti e anzi, può creare effetti negativi nel resto del mondo.

A gelare gli ottimisti è Christine Lagarde, direttore del Fondo monetario internazionale, che ieri parlando al Council of the Americas, cioè di fronte al Gotha degli investitori pubblici e privati -rispetto al nostrano Ambrosetti, tanto per capire, questo è stato fondato direttamente da David Rockefeller – ha detto che «sul fronte economico, ci sono motivi per essere preoccupati» visto che «la crescita globale resta deludente e disomogenea».

Proprio la prospettiva di un aumento dei tassi di interesse Usa, insieme al rallentamento della crescita in Cina, contribuiscono ad accrescere «l’incertezza e la volatilità dei mercati». Il direttore dell’Fmi segnala «la forte decelerazione della crescita del commercio mondiale» mentre il rapido calo dei prezzi delle materie prime sta creando problemi alle economie basate sulle commodities. Non solo.

L’Europa è malata. «La moderata ripresa dell’area euro si sta rafforzando», certifica Lagarde, sottolineando che «a livello globale la stabilità finanziaria non è ancora assicurata», nei paesi sviluppati e ora anche in quelli emergenti.

«Il rischio di bassa crescita per un lungo periodo, sembra avvicinarsi» mette in evidenza, precisando anche cosa appesantisce i pronostici sulla crescita: la bassa produttività, l’invecchiamento della popolazione e le eredità della crisi finanziaria, «soprattutto in Europa».

Su quest’ultimo elemento Christine Lagarde non mai ha lesinato parole riguardo alle nefaste politiche di austerity ancora adottate da Bruxelles e così pure sulla necessità, invece, di ristrutturare i debiti di fatto inesigibili come quello della Grecia.

Ieri, cioè nel giorno in cui diventano effettive le dimissioni del capo economista dell’Ifm Olivier Blanchard – il più influente degli economisti di scuola neokeynesiana – Lagarde ha spiegato come in Eurolandia i crediti deteriorati o incagliati, cioè solo nominali, derivanti ad esempio da fallimenti e mutui pignorati, sono 900 miliardi di euro.

In Italia secondo stime del Sole24ore sono 5 miliardi e saranno il doppio nel 2016, una vera emergenza.