Addio a Chris Cornell, voce iconografica e fra le più importanti del mondo del rock, morto a 52 anni nella notte tra il 17 e il 18 maggio a Detroit, Michigan in un hotel dove il cantante si era recato dopo l’ultimo concerto tenuto assieme alla sua band, i Soundgarden, poche ore prima presso il locale Fox Theatre. In serata il coroner ha confermato l’ipotesi formulata dalla polizia: il suicidio. Il corpo di Cornell sarebbe infatti stato ritrovato nel bagno della camera d’albergo con un cappio attorno al collo. Proprio negli anni di militanza nelle fila della band, punto di riferimento di quella effervescente scena musicale che era la scuola grunge a Seattle, l’artista statunitense si era fatto conoscere.

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Una voce fuori dal comune unita a un indiscutibile carisma sul palco, gli hanno permesso di diventare assieme a Eddie Vedder dei Pearl Jam, Layne Staley degli Alice In Chains e Kurt Cobain dei Nirvana, un punto di riferimento di quella innovativa e irripetibile stagione musicale.

Del grunge i Soundgarden sono stati pionieri aiutati dalla fisicità e dal carisma di Cornell, sin dal primo folgorante album Ultramega (1988) in una discografia che annovera altri titoli significativi come Badmotorfinger del 1991 e Down On The Upside del 1996. Il successo planetario da milioni di copie vendute e numeri uno a raffica nelle charts mondiali, arriva nel 1994 con Superunknown prodotto da Michael Beinhorn, che conteneva la torrida, vero inno generazionale, mescolando metal e hardcore. Un disco coraggioso, melodicamente eccelso costruito su testi particolarmente cupi e disperati.

La parabola della band si concluderà temporaneamente nel 1997, quando Cornell decide di intraprendere una strada solista in cui abbandonerà progressivamente le atmosfere più energiche con le quali si era fatto conoscere, a favore di una attitudine pop-rock. Tra le varie pubblicazioni a suo nome la più nota (e criticata…) è Scream del 2009, in cui si impone al grande pubblico grazie anche alla produzione del mago r’n’b Timbaland. In contemporanea Cornell tra il 2001 e 2007, tiene in piedi il progetto Audioslave, di matrice hard-rock e grunge, assieme ai tre strumentisti dei Rage Against The Machine. Un vero e proprio supergruppo che, nonostante non abbia raggiunto il successo sperato, ha permesso a Cornell di farsi conoscere alle generazioni che non lo avevamo conosciuto ai tempi dei Soundgarden,  grazie anche a singoli di successo come Like A Stone.

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L’ultima pubblicazione a suo nome Higher Truth è datata 2015, mentre dal 2010 aveva riunito nuovamente i Soundgarden, pubblicando King Animal nel 2012. Non pago delle tante attività, cercando di ripercorrere le strade del grunge degli inizi, nel 2016 era tornato dal vivo con i Temple Of The Dog, in occasione del venticinquennale di quel disco leggendario, passato alla storia per essere un’istantanea verace e rabbiosa della Seattle dell’epoca.

Oltre i successi della prima ora e i molteplici progetti successivi, Chris Cornell ha dimostrato di sapersi muovere con disinvoltura anche su territori diversi, prestando la sua arte tanto al mondo del cinema, vedasi la partecipazione a Casino Royale della saga 007, quanto a tour e live set spesso acustici. Significativo in tal senso è un recente tour che lo ha visto proporre anche nella penisola una serie di suoi brani più o meno noti, affiancati da versioni di brani di altri autori, dove spicca per intensità la beatlesiana A Day In The Life, tra le più apprezzate durante i concerti. Un Cornell quello ammirato negli ultimi periodi che in solitaria, voce e chitarra, sembrava aver trovato una dimensione nuova e forse identitaria, capace di raggiungere un lirismo importante e carico di empatia.