Il giorno da segnare in rosso per capire se e come gli italiani potranno spostarsi fuori dal proprio Comune a Natale, Santo Stefano e Capodanno è mercoledì 16 dicembre.
Ieri infatti il premier Conte ha spiegato che il governo non intende intervenire per correggere il decreto sulle chiusure di Natale varato il 2 dicembre.

«Se il Parlamento, assumendosene tutta la responsabilità, vuole introdurre qualche eccezione per i Comuni più piccoli, consentendo una circolazione in un raggio contenuto, ovviamente il Parlamento è sovrano», ha spiegato il premier. Che ha fissato i suoi paletti: «Qualsiasi eccezione rispetto al piano predisposto dovrà essere fatta con cautela e attenzione. Se salta l’impianto complessivo rischiamo di far scatenare una terza ondata».

IL 16 DICEMBRE, DUNQUE, sia la Camera che il Senato affronteranno il dilemma che da alcuni giorni divide il governo e la maggioranza e proveranno a dare una risposta ai cittadini ormai confusi da tante capriole. Alla commissione Affari sociali sarà esaminato in modo rapidissimo il decreto Natale, che fissa lo stop agli spostamenti tra regioni dal 21 dicembre al 6 gennaio e quelle tra i Comuni nei giorni più “caldi” delle feste.

Molto probabile che la maggioranza (che ancora non ha trovato una sintesi) presenti un emendamento che liberi la circolazione tra i piccoli Comuni. Il giorno dopo nell’Aula della Camera si aprirebbe una finestra per approvare il decreto (probabilmente con il voto bipartisan anche del centrodestra) che sarebbe poi subito spedito al Senato per il via libera definitivo entro il 21-22 dicembre.

Questa la soluzione più liscia, che prevede però che i ministri più rigoristi come Speranza e Boccia diano l’ok e che la maggioranza riesca a uscire dal voto nelle Camere senza una palese lacerazione.

SPACCATURA CHE POTREBBE verificarsi sempre il 16 dicembre al Senato, quanto andrà al voto la mozione del centrodestra a favore degli spostamenti tra i Comuni. Pd, M5S, Italia Viva e Leu stanno lavorando per presentare una mozione di maggioranza da votare tutti insieme. O, in alternativa, provare a modificare il testo del centrodestra per rendere possibile un voto bipartisan. Se la mozione verrà approvata, il governo potrebbe ritirare il decreto e presentarne uno simile ma con l’ok agli spostamenti tra Comuni. Ma a palazzo Chigi preferiscono la prima strada, quella tutta parlamentare.

Le insidie sono parecchie per i giallorossi, che già vivono giornate di passione sul Recovery Fund. E il rischio di una divisione in Aula è dietro l’angolo. Così come è possibile che il ministro Speranza dia parere negativo all’emendamento che apre agli spostamenti. O che la mozione del centrodestra (molto aperturista) passi con i voti di Italia Viva e di un pezzo del Pd guidato dal capogruppo in Senato Andrea Marcucci.

NELLE PROSSIME ORE CONTE incontrerà i capidelegazione della maggioranza per tentare una sintesi. L’ipotesi di consentire il via libera solo tra comuni confinanti sotto i 5mila abitanti è sul tavolo, quella di far viaggiare i cittadini dentro tutta la provincia appare troppo “larga” e rischiosa. Boccia e Speranza insistono: «La deroga rischia di trasformarsi in un via libera generalizzato che sarebbe da irresponsabili». «Chi vuole aprire tutto se ne assuma la responsabilità», attacca Boccia. «Se si vuole chiarire un po’ meglio il passaggio tra comuni confinanti che hanno dimensioni limitate, penso non ci siano problemi se si circoscrive ai comuni confinanti sotto i 5mila abitanti», insiste.

Anche la sottosegretaria alla Salute Sandra Zampa è molto critica: «La penso come la cancelliera Merkel: onorare il Natale significa impegnarsi a far calare il numero dei morti. Auspico che gli spostamenti vengano ripensati nella misura minima possibile, con modifiche chirurgiche». «Il rischio di questa discussione è mandare un messaggio confuso ai cittadini alla viglia delle feste», avverte Zampa.

VINCENZO DE LUCA, a differenza dei colleghi Toti e Fontana, chiede più rigore: «La Campania è contraria a tutte le manfrine a cui stiamo assistendo, comuni piccoli, comuni grandi: dobbiamo avere il coraggio di dire che quest’anno Natale e Capodanno non esistono altrimenti andiamo al disastro». Conte e i partiti di governo hanno 4 giorni di tempo per quadrare il cerchio. Altrimenti, la scelta del premier di lasciare il cerino al Parlamento rischia di rivelarsi un boomerang.