Le fotografie di Gramsci e Berlinguer, Togliatti e Iotti. Ma anche di Pertini e Moro. Sono tanti i volti sulle pareti del circolo Pd di via de’ Giubbonari, testimoni di un passato (e un presente) politico lungo e complesso. Ieri lo storico circolo di Roma nato nel 1946, che ha avuto fra i suoi iscritti Togliatti, Ingrao e Napolitano, ha tenuto l’ultima assemblea, dopo aver ricevuto l’ordine di sfratto dal Campidoglio in base a una sentenza del 22 settembre del Consiglio di Stato. Motivo: la mancanza di un regolare titolo di concessione da parte del partito per occupare i locali di proprietà del Comune. Una decisione presa in attuazione di una delibera della giunta Marino, ratificata poi dal commissario Tronca e dalla sindaca Raggi. Oltre all’assenza della concessione, il Pd ha anche una forte morosità con il Comune, un debito di circa 170mila euro.
Nella riunione di ieri pomeriggio la segretaria del circolo Giulia Urso ha espresso la sua amarezza: «Abbiamo fatto una difficile battaglia e cercato un’interlocuzione con il Comune, per avere un titolo di concessione per la sede. Non ci siamo riusciti, con tre diverse gestioni comunali. C’è stato un dialogo fra sordi che ha portato a questa situazione, nata da una delibera del sindaco Marino». E ha aggiunto: «Nella nostra condizione ci sono 260 associazioni a Roma, importanti per il tessuto sociale della città, come lo è il nostro circolo. Questo non è giusto, significa un grave impoverimento per Roma». Matteo Orfini, presente anche lui all’assemblea, ha sottolineato che «non ci hanno sfrattato per il debito, ma per il titolo di locazione. Il debito abbiamo iniziato a pagarlo, abbiamo già dato 35mila euro, e continueremo a pagarlo. Ma si poteva trovare un’altra soluzione». Tuttavia, ha aggiunto il commissario del partito romano, «scegliamo la legalità. Andiamo via e cerchiamo un’altra sede, sempre in centro, siamo già in trattative. Ma cercheremo di tornare qui, concorreremo al bando legale per riavere questa sede. Chiederemo alla Raggi quando sarà indetto». Anche se il circolo promette di riaprire presto in altra sede, o nella stessa – «Sono fiduciosa», ha detto Giulia Urso – l’assemblea di ieri, affollatissima di iscritti, è stata inevitabilmente un momento di bilanci, di nostalgie, di paure e auspici per il futuro. Sabrina Alfonsi, presidente del I Municipio, si è augurata che il circolo «continui ad essere un luogo prezioso per la città», e il presidente dei senatori Pd Luigi Zanda vorrebbe che ad animarlo fosse «lo spirito che ha portato all’istituzione del Museo Gramsci a Ghilarza».
Negli interventi dei militanti c’è soprattutto il desiderio che la politica dei circoli, degli incontri reali tra gli iscritti – e non quella «liquida» dei tweet- resti viva. Secondo Orfini, è necessaria comunque una riorganizzazione e un cambiamento: «Con Fabrizio Barca abbiamo avviato un ragionamenti per cambiare lo statuto del Pd prima del prossimo congresso. Serve un cambiamento, ma è fondamentale non perdere l’idea di una comunità che forse in 20 anni abbiamo perso per le logiche binarie del “Mi piace/Non mi piace” che ci hanno diviso”. Il signor Gaspare, 80 anni, si è iscritto al Pd da pochissimo: «Mi hanno definito “L’ultimo giapponese”, che si iscrive al Partito dopo che è morto. Spero non sia così».