Il cantiere maledetto si chiama «Terzo macrolotto secondo parte». È lungo 20 chilometri sull’autostrada A3 Salerno – Reggio Calabria nel tratto Campotenese-Laino Borgo, nella zona di Castrovillari (Cosenza). Aperto a luglio, da novembre a febbraio ha funzionato a pieno regime dando lavoro a 800 operai di una cinquantina di ditte di appalto e subappalto.

Fra questi anche Adrian Miholca, il 25enne rumeno volato giù dal viadotto più alto in Italia – oltre 80 metri – crollato perché vetusto.

Ieri per una decina di ore gli 800 operai hanno avuto un altro spettro: quello della disoccupazione. Al mattino i macchinari sono stati coperti e il cantiere chiuso. La ragione era molto semplice: il direttore dei lavori è quel Stefano Perotti arrestato assieme ad Ettore Incalza per lo scandalo mazzette sulle grandi opere.

Nell’ordinanza del Gip, si sostiene che Perotti, sfruttando le relazioni con il ministero delle Infrastrutture, otteneva indebitamente la direzione dei lavori e la variante del progetto che portava i costi da 424 a 600 milioni.

Per fortuna alle sei di sera, la marcia indietro. Il contraente generale Italsarc, sotto pressioni dell’Anas, ha provveduto alla nomina di Mario Beomonte.

Rischio scongiurato, quindi, ma per il segretario Fillea Cgil Walter Schiavella la vicenda «ha origine nella legge obiettivo e nell’istituto del contraente generale che, come diciamo da anni, sono stati un autentico fallimento: inadeguati sia a realizzare opere nei tempi e con costi certi, ma anche a garantirne legalità, sicurezza e qualità del lavoro».