Era successo esattamente tre mesi fa, in occasione dello sgombero congiunto del Nuovo Cinema Palazzo e di alcuni locali occupati dall’estrema destra nei pressi di piazza San Giovanni. La duplice operazione, che pare pensata apposta per mettere sullo stesso piano spazi sociali e sedi neofasciste in nome di un generico «ripristino della legalità» si è ripetuta ancora ieri.

In mattinata i blindati della polizia si sono presentati di fronte all’ex manicomio del Santa Maria della Pietà, nella periferia nordoccidentale di Roma, per sgomberare i locali dell’Ex Lavanderia. è un posto familiare a molti cittadini che vivono in quel quadrante: ormai più di quindici anni ospita eventi culturali, iniziative sociali e fiancheggiano gruppi di quartiere. In contemporanea, veniva sgomberato a Maccarese, località del litorale romano a ridosso del comune di Fiumicino, uno stabile che era stato occupato dall’associazione Fons Perennis. Anche in questo caso una sede politica e anche in questo caso di estrema destra, visto che lo spazio compariva sul sito ufficiale di CasaPound come circolo affiliato ai sedicenti «fascisti del terzo millennio».

La differenza tra i due spazi finiti nella lista di quelli da sgomberare del prefetto Matteo Piantedosi è evidente oltre che resa emblematica dagli oggetti rinvenuti durante le operazioni di polizia. Davanti all’Ex Lavanderia sono stati mestamente ammucchiati i pacchi solidali preparati dagli occupanti e dall’associazione Nonna Roma. Aiuti pronti a essere distribuiti come ogni giorno alle in difficoltà famiglie del quartiere. A Maccarese, invece, è stato trovato un lugubre altarino con tanto di doni votivi offerti alla memoria di alcuni defunti, tra i quali il gerarca nazista Heinrich Himmler e il boia delle Fosse Ardeatine Erich Priebke.

Da anni gli occupanti dell’Ex Lavanderia si battono perché l’enorme area dell’ex manicomio non diventi ancora un luogo di reclusione per malati, chiedendo invece «il reinvestimento delle risorse prodotte dall’uso dei padiglioni nei progetti integrati della salute mentale». L’occupazione, insomma, rievoca la liberazione dei malati avvenuta nel 1980 nel corso di giornate rimaste nella memoria del quartiere, dopo la promulgaziione della Legge Basaglia e chiede che il Santa Maria della Pietà venga restituito ai cittadini. «Il nostro sogno è lo stesso di Franco Basaglia – spiegano – il luogo che ha rappresentato la chiusura e la negazione della dignità umana può diventare un luogo di socialità, arte e cultura, dove i cittadini possano incontrarsi, riconoscersi, riscoprire il senso della propria comunità». La senatrice di LeU Loredana De Petris e presidente del gruppo misto ha chiesto che il presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti e poi la sindaca Virginia Raggi «intervengano e riprendano il dialogo con le associazioni per garantire la prosecuzione delle attività, che in quasi 20 anni hanno assunto un’importanza fondamentale sul piano sociale e su quello culturale».